Al Trieste Film Festival il ’68 che infiammò l’Est
Il Miela ospita la rassegna sulle produzioni dell’epoca dal documentario di Nenad Puhovski a “Soviet Hippies” di Terje Toomistu

TRIESTE. Giovani, capelloni, contestatari. Erano i ragazzi del ’68, uguali in ogni parte del mondo, da Ovest a Est, tutti accomunati sotto un unico ideale: il desiderio di libertà. Trieste Film Festival coglie al volo l’opportunità offerta dalla ricorrenza del 50° anniversario di quella irripetibile stagione della Storia, per proporre una selezione di titoli adatti a rievocare l’inconfondibile esprit du temps, attraverso sguardi di ieri e di oggi. Si comincia nel pomeriggio, al Teatro Miela, e si prosegue fino a tarda sera, con i primi film della rassegna dedicata ai ribelli del Sessantotto sul fronte dell’Est, in programma anche nei giorni prossimi in alternanza ai titoli più “cult” prodotti sulla sponda occidentale.
Alle 16, Nenad Puhovski, produttore, regista di cinema, teatro e televisione croato classe 1949, omaggia la “Generacija ‘68” attraverso una recente raccolta di interviste e testimonianze di persone che hanno preso parte alle rivolte studentesche a Zagabria e dintorni. Nel documentario, tra memoria e nostalgia, Puhovski traccia un bilancio di quell’esperienza e su quella stessa si interroga, arrivando a chiedersi, a posteriori, se quella generazione, la sua generazione, non abbia finito per tradire gli ideali giovanili inseguiti con slancio collettivo. A seguire, alle 17.30, un piccolo ma fondamentale tassello: “Lipanska Gibanja” (“Agitazioni di giugno”), documentario in formato “corto” (11 minuti) realizzato da Želimir Žilnike incentrato sulle manifestazioni studentesche che si sono svolte a Belgrado nel giugno del 1968. Gli studenti che vi parteciparono descrivono gli abusi violenti della polizia e le loro testimonianze si alternano a filmati d’archivio delle azioni di protesta, ai discorsi e gli slogan contro la “borghesia rossa” e altre voci che chiedono “più socialismo”. Solo un anno dopo, Žilnik, considerato uno dei pionieri dell’Onda nera jugoslava, avrebbe vinto l’Orso d’oro a Berlino con il suo primo lungometraggio “Rani Radovi” (“Prime Opere”), in programma alle 17.40. Nenad Puhovski e Želimir Žilnik ricorderanno il Sessantotto jugoslavo assieme al pubblico del Teatro Miela alle 19, durante un incontro moderato da Ivan Velisavljević. Alle 20.15, sempre al Miela, si terrà la cerimonia di consegna dell’Eastern Star Award 2018 a una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito a gettare un ponte tra l'Europa dell'est e dell'ovest: il Premio viene assegnato all'attore, drammaturgo, poeta e musicista croato Rade Šerbedžija, volto tra i più popolari e versatili nell'ex Jugoslavia e a livello internazionale. «Un interprete – affermano i co-direttori del Festival Nicoletta Romeo e Fabio Grosoli - che ha dimostrato di sentirsi perfettamente a proprio agio nelle cinematografie di ogni latitudine: dalla ex Jugoslavia ( “Prima della pioggia” di Milcho Manchevski, Leone d'oro alla Mostra di Venezia) all'Italia (“La tregua” di Francesco Rosi, “Il dolce rumore della vita” di Giuseppe Bertolucci, “Io sono Li” di Andrea Segre), alla lunga avventura nel cinema Usa con i grandi Stanley Kubrick (“Eyes Wide Shut”), John Woo (“Mission: Impossible II”) e Clint Eastwood (“Space Cowboys”)».
Saranno ancora i giovani ribelli dell’oltre cortina i protagonisti della serata e di un festival dai tratti sempre più “pop”. Alle 21, nella sezione art&sound, “Soviet Hippies” di Terje Toomistu ci porterà sulle orme del movimento hippie sovietico per scoprire che anche in quella parte d’Europa, negli anni ’70, esisteva un mondo underground e psichedelico. Infine, alle 22.30, in “Ja Gagarin”, la regista Olga Darfy ricorda Mosca, la sua gioventù e la sua vita a vent’anni all’inizio degli anni ‘90, al momento del crollo dell’Unione Sovietica. Alcuni DJ si buttarono sulla musica techno e iniziarono a usare Lsd. Il ritmo di Mosca iniziò a cambiare.
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