Alla MLZ Art Marco Lorenzetti negli strati geologici della città di Trieste
Una metratura importante, quasi duecento metri quadrati, in un ex magazzino del Borgo teresiano, dietro al palazzo asburgico della Posta centrale. Negli anni lo spazio è stato anche uno spaccio di vestiti all’epoca dei jeansinari, poi un negozio cinese e infine un deposito di materiali, da cui deriva parte del nome (Dep sta per “depot”); oggi è una galleria d’arte. Quasi un riassunto per sommi capi della storia della nostra città. MLZ Art Dep nasce nel 2014 su iniziativa di Marco Lorenzetti con obiettivi l’arte contemporanea, la ricerca e in particolare, viste anche le dimensioni del posto, le installazioni. «La cosa divertente - dice Lorenzetti - è che gli strati geologici appartenenti alle diverse fasi della storia di Trieste sono sedimentati, come si trattasse di un fossile, nelle imperfezioni architettoniche di questo spazio: alti volti austro-ungarici convivono con la vetrina anodizzata degli anni Ottanta e con un pavimento di tavolacci di legno che sembra un palcoscenico teatrale».
Quattro anni di vita per la galleria ma un percorso più lungo per Lorenzetti: l’esordio nella storica Lipanjepuntin con i primi passi tra musei, fiere e studi d’artista, la militanza decennale con la galleria Torbandena, palestra di vita per la conoscenza della storia dell’arte e della pratica commerciale, l’esperienza milanese della Nuova Galleria Morone, nome legato all’arte informale e alla grande Maria Lai, fino al ritorno a Trieste con la curatela della mostra di Jannis Kounellis al Salone degli Incanti nel 2013.
Oggi a Milano, nel quartiere Isola, è nato Spazio Gamma, un’appendice di MLZ Art Dep, un ibrido tra una galleria e una libreria, e recente è il successo dell’installazione “Emozioni mondiali” del duo The Cool Couple ad Artissima a Torino: la panca della galleria triestina su cui sedersi per una partita a una versione tutta speciale di “Pro Evolution Soccer”, videogioco giapponese sul calcio, è stata sempre popolata.
Molte anche le mostre proposte a Trieste, da “Stories from the Edge” curata da Francesca Lazzarini in cui artisti come Alessandro Sambini, Ryts Monet e Renata Polijak affrontano le conseguenze del turismo di massa, la crisi dei rifugiati e gli effetti del terrorismo sulla percezione collettiva, alla mostra di Janez Jansa, un collettivo formato da tre artisti provenienti da Croazia, Slovenia e Italia diventato un caso per aver preso come pseudonimo il nome dell’allora primo ministro sloveno, fino a un gigante dell’arte italiana, la torinese Carol Rama. Ma lavorare a Trieste non è facile. «La nostra città - dice Lorenzetti - sconta ancora molto quell’isolamento strutturale, sia geografico che culturale, durato per anni e che oggi pare essersi allentato. La mancanza di confronto con l’esterno se da un lato ha preservato alcune nostre specificità, dall’altro ha condannato a una visione univoca e scarsamente recettiva verso il nuovo, cosa di cui le scene artistiche di altre città si nutrono. Questo si riflette in una proposta istituzionale che continua ad essere poco coraggiosa a dispetto di alcune iniziative private o semi pubbliche a volte eccellenti. Senz’altro si avverte la mancanza di un’istituzione di riferimento come un’accademia o un corso di studi professionalizzante».
Per quanto riguarda il mercato dell’arte, la situazione è fluida e si trasforma a seconda dei periodi ma nelle città di provincia, come Trieste, è ancora possibile un rapporto amichevole tra gallerista e collezionista, un modus operandi per cui i due crescono insieme.
Com’è invece il rapporto con le altre gallerie e con gli operatori culturali di Trieste? «Non vedo una grande cooperazione - risponde Lorenzetti - né uno scambio di idee tali da poter parlare di una scena dell’arte. Tra le gallerie private c’è un rapporto di buon vicinato. Con le istituzioni pubbliche cittadine personalmente non ho contatti da parecchio, dai tempi della mostra di Kounellis». «Al contrario - continua Lorenzetti - sviluppo con continuità rapporti con musei nazionali e internazionali, come la Galleria Civica di Modena, il Museo del Novecento di Milano, la reggia di Caserta, il Photomuseum di Winterthur, la Kunsthaus di Graz e il MAMbo di Bologna». Riguardo al tema su Leonardo dell’assessore regionale alla Cultura per il 2019 Lorenzetti risponde con una battuta: «Non mi sono fatto un’opinione ma ho letto che CasaPound avrebbe preferito Primo Carnera a Da Vinci...». —
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