Amanda Sandrelli è Lisistrata «Rifletto sull’arroganza maschile»

Da giovedì a domenica l’attrice in scena al Bobbio con la commedia di Aristofane «Ci parla da 250 anni, come se i problemi fossero rimasti gli stessi. Impressiona»
Sara Del Sal



Amanda Sandrelli sceglie “Lisistrata” di Aristofane con l’adattamento e la regia di Ugo Chiti per il suo ritorno in scena dopo il lockdown e torna a Trieste, alla Contrada, da giovedì a domenica. «È un po’ di tempo che non ci torno, e dopo questi ultimi due anni, in cui sono stata a casa con i miei figli ma senza la possibilità di muovermi mi sembra ancora di più. Era da quando ho fatto la maturità che non mi fermavo per un anno intero nella stessa città», afferma Sandrelli. «Torno con un classico, riscritto in modo straordinario. A me piace molto lavorare con testi che vengono rimaneggiati con rispetto per la versione originale. È bello farli rivivere».

Lo spettacolo è prodotto da Arca Azzurra, la stessa compagnia con la quale, fino a due anni fa, Sandrelli ha interpretato Mirandolina in una nuova edizione della Locandiera di Goldoni. In Lisistrata si parla di stupidità, arroganza, vanità, superficialità degli uomini. «Sicuramente il fatto che questo personaggio si rivolga a noi da 250 anni fa una certa impressione - spiega l’attrice - è come se le cose fossero tutte uguali e i problemi fossero rimasti gli stessi: quello tra maschile e femminile, quello del potere maschile e quello della guerra. Sono tutti temi che rispondono e corrispondono ancora oggi molto bene».

Una riscrittura originale, di un testo in cui erano previsti anche i cori. «Ugo (Chiti) ha trasferito i cori su due coppie di una certa età, una più incattivita e una più morbida nella visione del loro rapporto. Ci mostra come sarebbe bello camminare uno a fianco all’altro, almeno nella mia idea, nella mia visione di questi temi. Gli uomini dovrebbero imparare a farlo e le donne non dovrebbero permettere loro di sottometterle in nessun ambito, da quello culturale a quello personale o familiare. Questo spettacolo non può risolvere i problemi, ma può far riflettere sull’arroganza maschile».

Aristofane rimane esagerato, ironico, farsesco, anche in questo adattamento. «C’è però una battuta all’interno dello spettacolo che dice: attenzione donne, gli uomini offesi diventano mille volte più feroci. E questa è una cosa molto attuale. Lisistrata è una specie di stratega visionaria che vuole far capire che gli uomini dovrebbero avere un po’ più di cervello per governare il mondo. E a me pare che negli ultimi 2500 anni non abbiano fatto poi molto per migliorarsi, dovrebbero affidarsi un po’ di più alle donne, almeno io la penso così».

Amanda Sandrelli, in comune con Lisistrata ha «il bisogno di capire, di trovare soluzioni. Voglio trovare una motivazione alle cose. Di certo non la strategia, quella non mi appartiene. Non ho mai fatto qualcosa per ottenere qualcos’altro». E lei, figlia d’arte, è riuscita, come pochi altri, a mantenere la sua integrità, senza subire il confronto con i genitori, arrivando al pubblico come se stessa. «Non c’è stata strategia, io ho fatto una scelta, volevo studiare per diventare psicanalista, ma ho trovato poi la mia strada per caso. Ho capito che era la via corretta dopo una decina d’anni che facevo questo mestiere, quando ho iniziato col teatro. Non ho mai fatto una scuola ma avevo qualcosa che riusciva, e riesce, a parlare agli spettatori. E questo mi ha confermato che era la scelta giusta. Una parte del mio modo di essere sicuramente deriva dai miei genitori, Stefania Sandrelli e Gino Paoli, da come sono, da come vivono l’esposizione al pubblico. Credo che entrambi siano due persone molto integre, con un grande senso di giustizia e una profonda umiltà». —



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