Enkhbat: «Il Rigoletto a Trieste stava nel mio cuore da anni»
Il baritono mongolo sul grande successo per la messinscena dell’opera verdiana, in replica fino a domenica per la direzione di Daniel Oren e la regia di Vivien Hewitt

Dopo una pregevole “Lucia di Lammermoor” di Donizetti il Teatro Verdi ha colto un altro grande successo con la messinscena del verdiano “Rigoletto” – in replica fino a domenica per la direzione di Daniel Oren e la regia di Vivien Hewitt – centrando l’obiettivo di affidare il ruolo principale ad Amartuvshin Enkhbat, il baritono mongolo che oggi viene considerato all’unanimità uno dei cantanti di riferimento per le opere di Verdi. Nel suo repertorio ci sono però anche l’Evgenij Onegin di Čajkovskij, Escamillo della Carmen e lo Scarpia di Tosca. Dopo il debutto avvenuto nel suo paese natale e in qualità di solista principale al Teatro dell’Opera Accademico di Stato, Enkhbat ha partecipato a diversi prestigiosi concorsi. A seguito di queste importanti affermazioni la sua carriera ha spiccato il volo, invitato ad esibirsi sui palcoscenici più prestigiosi come la Scala di Milano, il Teatro Regio di Parma, il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro dell’Opera di Roma, l’Arena di Verona e la Bayerische Staatsoper di Monaco. E adesso l’approdo al Teatro Verdi. «Sono più che entusiasta di essere qui finalmente – ha dichiarato il baritono – e ho aspettato questo momento per molto tempo, perché Trieste è stata la prima città in assoluto che ho visitato in Italia nel 2010. E da allora ho tenuto questa bellissima città e le persone che ho incontrato qui in un posto speciale del mio cuore».
Questo atteso debutto è avvenuto con Rigoletto, opera amatissima dal pubblico, che lei interpreta ormai da diversi anni. Per lei che tipo d’uomo è Rigoletto e come ha costruito il personaggio?
«Questo debutto a Trieste è stata la mia 108esima rappresentazione di Rigoletto. Ho cantato questo ruolo per la prima volta in assoluto nel mio paese d’origine, la Mongolia, quando avevo solo 26 anni. Naturalmente ho fatto una ricerca approfondita sull’opera e sul ruolo, prima della mia esibizione. Il mio obiettivo è far emergere l’amore di un padre per la figlia, oltre al lato disciplinare che un genitore deve avere. Cerco anche di evidenziare l’odio, la rabbia e il desiderio di vendetta che Rigoletto porta con sé».
Quando affronta un nuovo ruolo si avvale anche dell’ascolto dei grandi interpreti del passato?
«Certamente, ascolto tutti i cantanti leggendari di tutte le generazioni».
In questo momento lei è molto impegnato nell’ambito verdiano. Come si trova in questo repertorio, per il quale lei è considerato oggi uno dei massimi interpreti?
«Le opere di Verdi sono sicuramente le più adatte alla mia voce ed è per questo che la maggior parte del mio repertorio è composta da sue opere. Detto questo, sto lavorando per ampliare il mio repertorio anche in base ai miei contratti con i teatri d’opera».
Come si è accostato al canto lirico e quando ha capito che sarebbe diventata la sua professione e missione artistica della vita?
«Fin da bambino ho amato cantare e, seguendo la mia passione, mi sono iscritto all’Università delle Arti e ho iniziato a cantare il repertorio classico. È stato allora che ho capito che la mia vocazione era quella di diventare un cantante lirico e che dovevo impegnarmi molto per raggiungere questo obiettivo, questa vocazione e grande passione».
Maestro Enkhbat, c’è qualche nuovo ruolo che le sta a cuore e non che ha ancora cantato?
«In verità ce ne sono molti e, come ho detto prima, a seguito di diversi contratti e richieste da parte dei teatri d’opera, sto lavorando a molti nuovi ruoli. Ad esempio, il prossimo anno canterò per la prima volta i ruoli di Iago in Otello e di Rodrigo in Don Carlo».
Dopo Trieste quali altri impegni l’aspettano?
«Dal 2017 canto ogni anno al Festival dell’Arena di Verona e quest’estate non farà eccezione: sarò a Verona per tutta l’estate e mi esibirò in Nabucco, Aida, Traviata e Rigoletto». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo