Associazione Giuliani nel Mondo trent’anni a custodire la memoria
Grazie all’emigrazione, divenuta nel tempo un valore aggiunto, un pezzo del Bel Paese lambisce, con la sua cultura e le sue tradizioni, dalla fine dell’Ottocento, le coste più lontane del mondo: dall’Australia al Canada, dal Brasile al Cile, da New York all’Uruguay. Nel dopoguerra però, una diaspora più dolorosa ha coinvolto la città di Fiume, la Dalmazia, l’Istria, Gorizia e Trieste, costringendo le genti di queste terre a un viaggio sovente senza ritorno. Ma, spesso, fonte di successi e di affermazioni importanti e non solo di lacrime.
Con attenzione puntuale e chiarezza Marina Petronio, saggista, scrittrice e traduttrice triestina (sono usciti negli ultimi anni dalla sua penna, tra gli altri, “Così si cantava a Trieste”, “Stanzia Grande di Salvore”, “Rotte Adriatiche”, Il caso Winckelmann”) racconta nel libro “La risonanza della memoria” (Luglio Ed., pagg. 201, € 15), la moderna odissea di questo popolo, che ha saputo tuttavia risollevarsi grazie a uno spiccato spirito imprenditoriale, tanti sacrifici e dedizione al lavoro, facendosi apprezzare ovunque.
In tali vicende – racconta Petronio in un volume colto e poliedrico, corredato da numerose foto inedite – fondamentale è stato il ruolo di diverse associazioni nate dall’esigenza da parte di esuli ed emigranti di ritrovare il calore condiviso delle tradizioni, un supporto pratico e, in particolare, pure la tutela e la diffusione della cultura e della memoria della terra d’origine anche attraverso la sensibilizzazione delle giovani generazioni al tema e alla lingua madre dei nonni, appassionati custodi di quest’ultima.
Certosina ricercatrice di storia e di costume con un’attenzione speciale alle nostre terre, l’autrice ha viaggiato tanto con il marito Silvio Delbello, già vicepresidente e consigliere dell’Ermi-Ente Regionale per i problemi dei migranti e presidente dell’Irci-Istituto Regionale della Cultura Istriana, visitando in tutto il mondo le sedi di molte associazioni e intervenendo a eventi e convegni di raccordo tra la madre patria e coloro che l’avevano lasciata. Con un focus approfondito sui primi trent’anni di attività dell’Associazione Giuliani nel Mondo (Agm) - nata nel 1970 a Trieste e attiva tuttora in tutto il globo, da New York e Parigi, con una sessantina di circoli e altre presenze - fino ad arrivare alla presidenza di Agm da parte di Dario Rinaldi e a quella di Ruggero Melan al Circolo di Bruxelles.
Nel volume sono poi contenute testimonianze importantissime e spesso ignote sulla storia di Trieste: lo sapevate per esempio che ben 3000 “mule” triestine e alcune ragazze giuliane andarono spose a militari e civili americani di stanza qui durante il Governo Militare Alleato (1945-1954)? Per la maggior parte con i capelli biondo platino e un gran sorriso a illuminare il volto, si trasferirono negli Usa e lì fondarono l’Associazione delle Triestine Girls, poi ricevute nel corso di viaggi nella madrepatria dal Comune di Trieste, con i mariti, veterani del Trust (Trieste United State Troops), quei Diavoli blu posti dal presidente americano Truman lungo il confine italo-jugoslavo a difesa della città. E che, non a caso, a San Francisco c’è il Caffè Trieste, luogo famoso per la frequentazione di intellettuali e volti noti, dove Coppola scrisse “Il Padrino”, e che alcune Girls avevano scritto “CIAO TS” perfino sulla targa delle loro sgargianti automobili?
C’è poi un pezzo del nostro Carso anche a Sidney: sono le pietre del pregiato e quasi indistruttibile Marmo di Aurisina a comporre il monumento in ricordo di tutti i Giuliani d’Australia, donate per interessamento dell’Agm da Ugo e Lorenzo Verza, proprietari di una cava della zona. Per alleviare la nostalgia e perpetrare la memoria, anche se lo storico piranese Diego De Castro – come ricorda l’autrice - riteneva quest’ultima per molti aspetti una mission impossibile. —
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