Austro-Ungheria, in un libro tutti i piroscafi lungo l’Adriatico da Trieste a Zara

Un volume in tedesco dello storico Gatscher-Riedl raccoglie schede, foto inedite, stampe, manifesti

Claudio Ernè

TRIESTE. Fotografie inedite, stampe, manifesti pubblicitari, disegni e un elenco dettagliato dei nomi di tutti i piroscafi che prima della Grande Guerra hanno navigato esibendo la bandiera dell’Austria–Ungheria. “Damfer under dem Doppeladler - Piroscafi sotto l’aquila bicipite” (edito da KRAL-Verlag GmbH), è il titolo del volume in lingua tedesca che racconta dettagliatamente un fenomeno spazzato via dalla Storia nel 1918, quando piccoli Stati nazionali si insediarono sui territori che furono della monarchia degli Asburgo e si aprì un nuovo capitolo anche nel trasporto marittimo.

La ricerca è frutto del lavoro dello storico Gregor Gatscher-Riedl che ha consultato meticolosamente archivi, collezioni, fototeche, articoli di giornale e pubblicazioni del tempo che fu. Per comprendere il valore del suo lavoro è sufficiente citare un piccolo dettaglio che spiega esaurientemente la linea seguita nelle sue scelte. “Velieri e imbarcazioni da pesca trovano in questo libro poca attenzione, come pure le società che gestivano una o due navi. Un’eccezione è riservata alla società Photogen di Fiume che armò l’unica petroliera austroungarica”. Si chiamava “Etelka” ed era affidata al comandante Francesco Sodich.

La ricerca esamina una per una le flotte delle numerose società armatrici con sede a Trieste e Fiume ma non tralascia quelle insediate a Muggia, Monfalcone, Capodistria, Brioni, Lussinpicolo, Ragusa, Sebenico e Zara. Emergono così i nomi noti del Lloyd austriaco, della Società di navigazione ungaro croata, della società Luigi Premuda di Lussinpiccolo, dell’Austro-Americana, della Gerolimich, della Diodato Tripcovich & Co., della Tommaso Cossovich, della Marco Umile Martinolich di Lussinpiccolo. Si potrebbe continuare a lungo con questo elenco di società con le rispettive navi di cui l’autore fornisce le principali caratteristiche: lunghezza, stazza, velocità, cantiere di costruzione a cui affianca i cambi di proprietà, di nome di bandiera.

“Le navi mercantili sono esse stesse merce e vengono comprate e vendute” aveva scritto lo storico della marina tedesca Reinhart Schmelzkopf” e questa affermazione viene ripresa e fatta propria da Gregor Gatscher-Riedl probabilmente per sottolineare le difficoltà a cui si è trovato di fronte nella realizzazione delle schede di ogni società di armamento in cui sono elencati, nome per nome, tutti i piroscafi posseduti.

In questa ricerca l’autore avrebbe potuto andare ancora più in profondità, citando i comandanti, e se possibile, anche gli equipaggi che si sono fatti onore navigando all’ombra dell’Aquila bicipite non solo in Adriatico, ma anche nel Mar Nero e, dopo l’apertura del Canale di Suez, anche nel Mar Rosso. Emergerebbero così storie di uomini coraggiosi e determinati tra tempeste e fortunali, affondamenti e incendi a bordo. Emergerebbe anche il prezzo pagato da questi uomini per affermare i propri diritti come accadde nel febbraio del 1902 a Trieste nella tragica vertenza che oppose i fuochisti del Lloyd austriaco alle società armatrice e alle autorità politiche. I manifestanti uccisi a sciabolate e fucilate dai soldati schierati nelle strade ufficialmente furono 14 ma è probabile che fossero molti di più, alla luce dello stato d’assedio imposto dal governo e alla conseguente censura dei giornali.

È questo uno dei tanti capitoli della storia della marineria austro-ungarica snodatasi per quasi un secolo. L’autore la esamina dalle origini, partendo dalla decisione del 1838 che prevedeva che il traffico costiero dei piroscafi per il trasporto di merci e passeggeri, fosse riservato esclusivamente a navi austriache. Questo obbligo fu esteso ai velieri il 7 marzo del 1845. Allo stesso tempo il Governo di Vienna aveva reso possibile la sottoscrizione di contratti con altri Stati all’insegna della “reciprocità”. Lungo la costa adriatica questi accordi aprirono le banchine di singoli porti a navi italiane, dell’Impero tedesco, dell’Inghilterra, dei Paesi Bassi, della Russia, Liberia e Marocco.

Ma non basta. La ricerca esamina lo sviluppo della marina mercantile austriaca e ne definisce le dimensioni nel 1914, allo scoppio della guerra. “Comprendeva circa duemila navi a vapore, delle quali 300 d’alto mare con un volume di oltre un milione di tonnellate di stazza; era la decima marina mercantile d’Europa, presente in tutti i mari del mondo”.

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