Balsadonna dirige “Bohème” «È nel dna dell’essere italiani»

Domani il direttore del coro della Royal Opera House di Londra debutta con Puccini Ha diretto il concerto per il Giubileo della Regina: «Incredibile l’energia che trasmette»
Di Maria Cristina Vilardo

di Maria Cristina Vilardo

Le radici a Venezia, il centro focale della sua evoluzione musicale a Londra. Dal 2004 Renato Balsadonna è alla guida del prestigioso coro del Royal Opera House Covent Garden, ma il suo futuro viaggia verso la direzione d’orchestra. E salirà sul podio del Teatro Verdi domani, alle 20.30, per dirigere “La Bohème” di Giacomo Puccini nella regia di Marco Gandini. All’Orchestra e al Coro della Fondazione lirica triestina si uniscono i Piccoli Cantori della città di Trieste.

Nel ruolo di Mimì canterà il soprano Lana Kos, in alternanza con Hye-Youn Lee. Musetta avrà la voce del soprano Marie Fajtova. Il tenore Rame Lahaj, come Amadi Lagha, sarà il poeta Rodolfo. Il pittore Marcello è affidato a Marcello Rosiello e a Matías Tosi. Il musicista Schaunard sarà cantato da Vincenzo Nizzardo. Completano il cast Ivan Šaric, Dario Giorgelè, Motoharu Takei, Hektor Leka, Giuliano Pelizon, Dax Velenich.

«Sono pianista di formazione. Il pianoforte è il mio primo strumento e, come amo dire, è la mia lingua madre. Suono ancora dei recital di musica da camera», racconta di sé Renato Balsadonna. Risalgono a cinque anni fa le sue prime esperienze come direttore d’orchestra. A Londra ha lavorato con la Royal Philharmonic Orchestra, la Bbc Symphony Orchestra, la Bbc Concert Orchestra e l’Orchestra del Royal Opera House. Ha diretto quest’ultima per “I due Foscari”, in cui Placido Domingo cantava il ruolo di Francesco Foscari. Ora affronterà “Nabucco” e la stagione prossima “Madama Butterfly”.

«“La Bohème” - dice - è un’opera straordinaria che ho nel cuore. Quando la si studia, ci si rende conto che è un capolavoro assoluto, uno tra i maggiori. Fa parte della nostra storia, della nostra cultura, del nostro essere italiani. Alle prove i professori d’orchestra cantano il testo, e questo è straordinario. C’è stato un lavoro molto meticoloso sulla parola, attraverso una ricerca sulla pronuncia, sul significato, anche quello semantico. Con il regista Marco Gandini mi sono trovato benissimo su questo aspetto. È il mio più grande privilegio poter debuttare qui in Italia con “La Bohème”».

Come la affronterà?

«Siamo a livelli di assoluta perfezione formale, direi aulici, in quest’opera, però allo stesso tempo ci sono delle grandi emozioni, dei grandi momenti di passione, storie d’amore tra giovani, una ragazza che muore, studenti pieni di energia, di creatività, poveri, che devono inventarsi ogni giorno la loro vita. La mia sarà una “Bohème” di tenerezza, malinconia, nostalgia e gioia. Vedo molto in Puccini questa cosa e cerco veramente di farla mia».

Perché ha virato verso la direzione d’orchestra?

«Si arriva nella propria vita a certi crocevia in cui c’è ancora una grande esigenza personale di far musica e di allargare i propri confini. Così ho voluto mettermi alla prova come direttore d’orchestra, senza alcuna vanità, senza un interesse venale. C’è stato proprio un bisogno personale di espandermi, di fare qualcosa che mi soddisfacesse ancora di più».

Lei ha diretto anche il concerto per il Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta.

«Naturalmente lei è venuta in palcoscenico dopo il concerto. È molto gentile, molto cordiale, una persona veramente di una grande serenità. È incredibile la forza, l’energia che questa donna trasmette dagli occhi, dalla tenuta di mano molto ferma. È stato molto emozionante».

Dove vive?

«Io sono residente a Londra, mia moglie è inglese. E anche se adesso lascerò l’Opera House, continuerò ad abitare lì. L’offerta musicale che c’è a Londra non è seconda a nessun’altra città. Basti pensare che ci sono dodici orchestre, e io ne ho dirette quattro. Devo dire, però, che quando sono qui a Trieste o a Venezia, quando sono in città più calme, a me piace tanto. Puoi camminare e scambiare due parole con le persone che incontri, e questa familiarità è molto importante per chi fa musica, carica la nostra umanità».

Perché il 25 dicembre lei ha twittato «Viva i Carabinieri! Buon Natale a tutti i Carabinieri e alle Nonne d’Italia!»?

«Se ho un piccolo rimpianto nella mia vita, è quello di non aver fatto il carabiniere, almeno da militare. Perché è una bella istituzione, di cui ho rispetto. A Natale avevo letto di una nonna che voleva comprare le caramelle per i nipoti, ma non aveva i soldi e se l’era messe in tasca. Il gestore ha chiamato i carabinieri, e hanno pagato loro le caramelle... bisogna dare una medaglia d’oro!».

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