Bauman a Gorizia: «I giovani, generazione in bilico»

La lectio magistralis del sociologo al teatro Verdi: «Mai nella storia tanta incertezza»
Zygmunt Bauman a Gorizia (foto Bumbaca)
Zygmunt Bauman a Gorizia (foto Bumbaca)

GORIZIA. Incertezza. E insicurezza. Mai nella storia dell’umanità è successo che una generazione fosse costretta a lottare per salvaguardare un tipo e un tenore di vita tarato su quello dei propri genitori, piuttosto che battere nuove strade seguendo un’idea di progresso. È invece questo il destino dei giovani di oggi, intrappolati in una crisi che impedisce loro non solo di immaginare un futuro ma addirittura li rende incapaci di affrontare con le proprie forze una qualsiasi difficoltà, per quanto prevedibile.

Era uno Zygmunt Bauman in gran forma, nonostante i suoi 89 anni, quello che ieri sera al Teatro Verdi di Gorizia ha tracciato un quadro tutt’altro che rassicurante, ma in linea con il tema dell’undicesima edizione di èStoria, dei giovani di oggi. In un teatro stracolmo Bauman ha preso la parola, parlando a braccio, dopo i saluti inaugurali delle autorità e degli sponsor del festival, che si sono giustamente autocongratulati per come è stata organizzata la manifestazione.

A Gorizia èStoria riparte dai “Giovani” - MAPPA INTERATTIVA
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Tutta dedicata a quei “Giovani” che il grande sociologo polacco, teorico della “società liquida”, uno che ha vissuto sulla propria pelle gli orrori del nazismo, ha confessato «di non invidiare». «Siamo tutti mortali, tutti di passaggio - ha esordito Bauman - e fino ad ora chi veniva dopo di noi ha sempre avuto il compito di criticare e cambiare ciò che abbiamo fatto. Fino ad ora - ha proseguito - i nuovi nati sono stati in qualche modo sempre diversi dai loro predecessori, sia dal punto di vista dell’ambiente sociale che delle esperienze collettive, per cui c’è sempre stata una tensione tra le generazioni che si sono susseguite, e “andare avanti” era la parola chiave; le nuove generazioni erano un’incognita che seguiva comunque un percorso di progresso».

Ora tutto questo è finito, forse per la prima volta nella storia dell’umanità un’intera generazione si trova nelle condizioni non di guardare avanti ma indietro, nel tentativo almeno di non perdere quanto realizzato dalle generazioni che l’hanno preceduta. E non è solo una questione economica, ma un mutamento che mette in forse diritti acquisiti e persino i legami umani. Analisi lucidissima, quella di Bauman, che ha raccolto l’amaro, scrosciante applauso dei tanti giovani presenti in platea.

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