Bauman: conflitti generazionali con radici antiche

Pubblichiamo un brano della lectio magistralis che Zygmunt Bauman terrà oggi, alle 18, al Teatro Verdi di Gorizia, intitolata “Genitori e figli, allora e oggi. Un paradigma in cambiamento”.
di ZYGMUNT BAUMAN
Il reciproco sospetto generazionale (per lo più visto a breve distanza in due sole prospettive, quella della 'vecchia generazione' e quella della 'giovane') ha una lunga tradizione. E' facile individuare segnali del fenomeno in tempi molto lontani, ma è innegabile che il sospetto intergenerazionale si è fatto più visibile nell'era moderna, caratterizzata da mutamenti profondi, rapidi e duraturi delle condizioni di vita. La radicale accelerazione del cambiamento, tipica dei tempi moderni, fa sì che frasi come 'le cose stanno cambiando' e 'le cose non sono più come una volta' possano ricorre già nello spazio della vita del singolo, fatto che implica un'associazione o addirittura un nesso causale fra il cambiamento dell'umana condizione e il susseguirsi delle generazioni.
Fin dall'inizio dell'evo moderno, le classi di età che si affacciano al mondo in diverse fasi della sua continua trasformazione hanno sempre manifestato una marcata differenza di valutazione dell'epoca che si trovavano a condividere. Ciò che per certe classi è 'naturale', è 'il naturale stato delle cose' o 'il modo normale di fare' o ancora 'il modo come si devono fare le cose', per altre classi rappresenta situazioni aberranti, stravaganti, anormali, forse addirittura illecite e irragionevoli, persino ingiuste ed abominevoli. Ciò che per certe classi è uno stato confortevole e piacevole perchè consente di mettere in pratica competenze acquisite e abitudini consolidate dalla prassi, può essere strano e estraniante per altri. Situazioni in cui alcuni si trovano perfettamente a proprio agio, sono scomode per altri che si sentono a disagio, fuori posto.
Le diverse percezioni sono oggi tanto pluri-dimensionali che, a differenza di ciò che avveniva in epoca pre-moderna, i giovani non sono più classificati dalle generazioni più vecchie come 'adulti in miniatura', 'futuri adulti' o 'esseri non ancora maturi ma destinati a diventarlo' (cioè 'a diventare maturi come noi'). Soprattutto, non si pensa più che 'diventeranno maturi come noi'', ma li si vedono come persone diverse, destinate a rimanere diverse 'da noi' per tutta la loro esistenza. Le differenze fra 'noi' (i vecchi) e 'loro' (i giovani) non sono più percepite come fattori irritanti ma pur sempre temporanei, destinati a dissolversi e sparire man mano che, inevitabilmente, i giovani crescono e diventano saggi.
Quelli delle generazioni passate probabilmente pensavano a qualcosa il cui valore durava, qualcosa di imperituro, resistente al passare degli anni e ai capricci del fato. Secondo l'insegnamento dei pittori della vecchia scuola, preparavano le tele con attenzione meticolosa molto prima di cominciare a dipingere; con la stessa cura sceglievano i solventi per essere sicuri che la pittura asciugandosi non si scrostasse, e che mantenesse la freschezza dei colori per molti anni, se non per l'eternità.... Le giovani generazioni cercano metodi e stili da imitare fra quelli usati dagli artisti più celebrati del moment. o, scelgono gli 'happening' e le 'installazioni'. Happening è qualcosa di cui si sa soltanto che nessuno - nemmeno l'ideatore, il produttore o i protagonisti - sa come andrà a finire; si sa che ha un percorso ostaggio del fato ('cieco' ed incontrollabile) e che nel suo svolgimento può succedere qualsiasi cosa, ma d'altronde non è nemmeno scontato che qualcosa succeda. Quanto alle installazioni devono essere realizzate con materiali fragili, deperibili, possibilmente 'autodegradabili' perchè tutti sanno che l'installazione non sopravviverà alla durata della mostra, perchè la galleria deve sgomberare quei pezzi ormai inutili, vecchi relitti, e fare spazio a nuove opere. I giovani potrebbero anche associare il concetto d'opera d'arte ai manifesti e altre stampe che appendono alle pareti della loro stanza. Sanno che i manifesti, come una carta da parati, non sono fatti per decorare la loro stanza per l'eternità. Prima o poi sarà necessario un 'aggiornamento': i manifesti verranno rimossi per lasciare spazio all'immagine di un nuovo idolo (ancora sconosciuto).
Entrambe le generazioni, sia la vecchia che la nuova, immaginano l'opera d'arte secondo gli schemi propri della loro esperienza nel mondo, e pensano e sperano che l'arte faccia emergere e riveli la natura intima ed il significato di quel mondo, rendendoli disponibili all'approfondimento. Grazie alla fatica degli artisti, i loro rispettivi mondi dovrebbero essere più comprensibili, forse addirittura 'trasparenti'. Ma ben prima che ciò si avveri, le generazioni che attraversano quei mondi li conoscono o quanto meno li intuiscono per mezzo di una sorta di 'autopsia': cioè dall'esperienza personale e dalle storie raccontate per riferire ed interpretare. In profondo contrasto con ciò che accadeva alle generazioni precedenti, i giovani di oggi tendono a credere che non si possa giurare fedeltà al cammino progettato e preparato prima che il loro viaggio nella vita incominciasse; credono che un destino imprevedibile, giocando con i rischi e le opportunità, debba inevitabilmente deviare e riorientare l'itinerario che loro hanno pensato per se stessi.
'Arte del vivere': può avere significati diversi per la vecchia e la giovane generazione, ma entrambe le generazioni la praticano e non potrebbero non farlo. Il corso della vita ed il significato di tutti gli avvenimenti che si susseguono, ed anche lo 'scopo ultimo' o il 'motivo generale', tuttavia, oggi sono considerati lavori fai-da-te, anche se si tratta solo di montare dei pezzi nell'ordine giusto, come si farebbe con un mobile IKEA. Come gli artisti, tutti i mestieranti della vita dovranno prendersi la responsabilità del risultato, e stiano sicuri che per quel risultato arriveranno lodi o critiche. Oggi, ogni uomo ed ogni donna sono artisti non per scelta personale, ma per decreto di un destino universale. (...)
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