Beatles, non erano solo canzonette

Un libro di Viviana Ambrosi spiega il fascino esercitato su tanti Nobel e studiosi dai Fab Four
Di Fabio Pagan

di FABIO PAGAN

Quella mattina del 24 novembre 1974, Donald Johanson, trentunenne paleoantropologo del Cleveland Museum of Natural History, impegnato in una campagna di ricerca in Etiopia, stava tornando alla sua Land Rover assieme a un collega. D'un tratto il suo occhio fu attratto da qualcosa che biancheggiava nel terreno: era un frammento d'osso. Scavando tutt'intorno ecco venire alla luce una mandibola, frammenti del cranio, ossa del braccio e di una gamba, parte di un bacino. Uno scheletro fossile completo al 40 per cento, una cosa mai vista prima. Un ominide di sesso femminile, bipede, alto poco più d'un metro, datato 3,2 milioni di anni or sono. Il primo esemplare di una specie battezzata Australopithecus afarensis dagli scienziati. Ma che tutti conosciamo come Lucy, il nome che Johanson gli diede quella sera stessa sull'onda dell'euforia per la scoperta, ispirato dalla celebre canzone dei Beatles che risuonava in continuazione al campo base della spedizione: "Lucy in the sky with diamonds".

L'aneddoto fa ormai parte della storia della scienza. Ma il quartetto di Liverpool è interconnesso con la scienza e la tecnologia attraverso le vie più disparate. Le ha ricostruite con pazienza e passione Viviana Ambrosi, triestina, da sempre interessata ai percorsi eccentrici della conoscenza, in un libro intitolato appunto "La scienza dei Beatles" (edizioni LuoghInteriori, pagg. 174, euro 20), che sarà presentato domani alle 18 alla Libreria Lovat di Trieste. Un libro che le venne ispirato da un corso al Master in comunicazione della scienza della Sissa e diventato una sorta di sfida con il padre Eugenio, collezionista e cultore beatlesiano, a sua volta autore di testi dedicati ai Fab Four.

Viviana Ambrosi ha raccolto in queste pagine una quantità impressionante di informazioni e curiosità, catalogandole in capitoli e sottocapitoli contrappuntati da titoletti ispirati ai 215 brani ufficiali contenuti nei 14 album con cui tra il 1962 e il 1970 John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr hanno segnato la storia della musica e del costume (come ricorda nell'introduzione Massimo Polidoro, divulgatore e scrittore, anima del Cicap e beatlesiano storico a sua volta). Matematica e astrofisica, biologia e neuroscienze, medicina e scienze naturali, linguistica e tecnologia musicale. Questi e altri i campi toccati - direttamente o indirettamente - dalla scia dei Beatles.

Qualche esempio? L'ingegnere inglese Godfrey Hounsfield inventò lo scanner per la Tac (e ricevette il Nobel per la medicina) con un finanziamento ottenuto dalla Emi, la società elettronica e discografica per cui lavorava, che si era trovata a disporre di notevoli fondi per la ricerca grazie ai proventi della vendita dei dischi dei Beatles. Il film d'animazione "Yellow Submarine" (con alcuni dei brani più innovativi dei Beatles) non è soltanto una geniale fiaba psichedelica in versione pop, ma racconta una vicenda che gioca sui concetti einsteiniani dello spazio-tempo, in cui le lancette dell'orologio rallentano con l'aumento della velocità e il tempo scorre all'indietro. Come recita l'incipit: "C'era una volta... o forse due". E di Lucy non esiste soltanto la nostra remotissima antenata, ma anche il nucleo compresso di una vecchia stella ormai spenta a 50 anni luce dalla Terra: una massa gigantesca di carbonio cristallizzato, un vero "diamante nel cielo". Per tacere delle tante volte in cui le note dei Beatles sono risuonate a bordo degli Shuttle per la sveglia degli astronauti.

Non si contano le decine di specie animali e vegetali battezzate con nomi ispirati ai Beatles e soprattutto alle loro canzoni. Una vera e propria tassonomia discografica, bizzarra e divertente, che Ambrosi enumera con cura certosina e la cui scoperta lasciamo alla curiosità del lettore. Oltre ai cinque asteroidi chiamati Lennon, McCartney, Harrison, Starr e Beatles e al cratere su Mercurio dedicato alla memoria di John, la mente più creativa del gruppo. E forse qualcuno ricorderà "All You Need is Love", il saggio del 2014 di Federico Rampini ispirato al suo spettacolo teatrale in cui si spiega la crisi economica attraverso le canzoni dei Fab Four.

Il libro di Viviana Ambrosi sfiora appena l'assassinio di John e la morte di George. L'ultimo capitolo è dedicato alla leggenda complottista metropolitana della presunta scomparsa di Paul. Mentre l'ultima pagina è un personalissimo amarcord del concerto che Ringo tenne a Milano nel 2011, cantando "Yellow Submarine" assieme a lui. Beatles forever, insomma.

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