Bruzzone: «A Ballando analizzo i concorrenti»

La criminologa oggi al festival del giornalismo a Ronchi dei Legionari con il suo libro sul delitto della giovane Nada Cella

La platea dei telespettatori ha imparato a conoscerla soprattutto per il ruolo di commentatrice di "Ballando con le stelle", ma la bionda Roberta Bruzzone rimane innanzitutto la psicologa forense e la criminologa che ha lavorato ad alcuni dei più noti casi di omicidio che hanno segnato l'Italia negli ultimi 15 anni. Dal delitto di Erba a quello di Avetrana. Passando per un "cold case" com'è l'uccisione nel 1996 della giovane Nada Cella a Chiavari, al quale ha dedicato il suo ultimo libro, "A pista fredda: il delitto di Nada Cella", che presenterà oggi, alle 21, in piazzetta Francesco Giuseppe a Ronchi dei Legionari, nell'ambito del Festival del giornalismo organizzato dall'associazione Leali delle Notizie.

La partecipazione a "Ballando" viene quindi minimizzata come “inquadramento psicologico dei partecipanti”. «Non credo quindi che la partecipazione al programma mi danneggi - spiega -. Perché dovrebbe? Rientra nella mia attività professionale». Attività, oggi sempre più esposta all’attenzione mediatica. Con un rischio spettacolarizzazione di reati e presunti colpevoli, invadendo al tempo stesso il privato delle vittime. Roberta Bruzzone, però, non crede sia cambiato molto rispetto a un passato poi non così lontano. Basti pensare alla risonanza, e all'attenzione pruriginosa, che nei cattolici, a guida scuodocrociata, suscitò negli anni '50 il delitto Montesi. Tali da determinare le dimissioni del ministro dc degli Esteri Attilio Piccioni, per il coinvolgimento del figlio Piero. «Sono solo cambiati i media - dice Bruzzone -. È chiaro che oggi abbiamo a disposizione più strumenti ed esiste una ridondanza di informazioni. La vera sfida è distinguere tra fonti affidabili e non, tra professionisti e non».

La "ridondanza" poi non può, secondo la criminologa, in alcun modo modificare la percezione di un reato, mentre l'interesse è inevitabile. Da sempre. «Perché si tratta di storie che alla fine riguardano ciascuno di noi - spiega -. Sono vite apparentemente normali, che subiscono una svolta. L'identificazione è inevitabile». E altrettanto inevitabile è l'angoscia che i casi irrisolti suscitano. «Ogni volta che un delitto non ha soluzione ci si trova davanti a una vita sospesa, travolta dal crimine - aggiunge Bruzzone -. È qualcosa che danneggia in modo profondo chi resta e che crea un'angoscia profonda nel cittadino comune che si identifica e ha paura di trovarsi in una situazione analoga, di non ottenere giustizia». Di certo, però, ora in aiuto ai criminologi ci sono "strumenti impensabili" rispetto a vent'anni fa, quando fu commesso l'omicidio della giovane impiegata di Chiavari, una delle tante vittime di cui si è occupata Bruzzone. Erano delitti evitabili? «Molte donne avevano già denunciato, ma lo scenario è stato magari da loro sottovalutato o c'è stata una carenza di attenzione e valutazione da parte di chi doveva tutelarle». All'incontro di oggi, nell’ambito del festival che si concluderà sabato, interverranno l’avvocato Roberta Gentileschi, il criminologo forense Emiliano Boschetti, la criminologa Margherita di Biagio e l’avvocato Laura Genovesi. Modera la giornalista Luana de Francisco. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo