Bugie bianche sugli stupri in Bosnia in un film con Isabel Russinova

ROMA. C'è un rapporto diretto tra stupri etnici e bugie bianche (ovvero mentire a fin di bene)? Evidentemente sì. L'orrore dei primi giustifica l'omissione, il non dire, il mentire. Da qui l'opera...

ROMA. C'è un rapporto diretto tra stupri etnici e bugie bianche (ovvero mentire a fin di bene)? Evidentemente sì. L'orrore dei primi giustifica l'omissione, il non dire, il mentire. Da qui l'opera prima di Giovanni Virgilio “La bugia bianca”, film low cost (solo 108mila euro) girato a Catania e in sala dal 22 ottobre.

Un film che racconta gli effetti di quella orribile pratica venti anni dopo la guerra di Bosnia Erzegovina. Protagonista Veronika (Francesca Di Maggio) una ragazza come tante che ha qualcosa da scoprire nel suo passato. Le sue giornate si susseguono tra università e lezioni di violoncello, la sua grande passione.

Per lei una madre troppo apprensiva e protettiva, Maia (Isabel Russinova), e un padre Taric (Ignazio Barcellona) affettuoso. La ragazza vive in un piccolo borgo della Serbia (credibile anche grazie alla fotografia fredda di Alessandro Le Fauci) dove tutti si conoscono e in cui raramente succede qualcosa di particolare. Sua grande amica l'esuberante Katrina (Federica De Benedittis). Quella di Veronika è, però, solo una pace apparente, fatta di omissioni e verità scomode.

Insomma il fantasma terribile della guerra di Bosnia Erzegovina di 20 anni prima e delle violenze subite da centinaia di donne è ancora lì e deve ancora mostrare il suo postumo orrore. «Tutti pensano che sia un capitolo chiuso quello degli stupri etnici invece è un capitolo ancora aperto - dice il regista -. Non bisogna dimenticare e chiudere gli occhi su quello che è successo. non bisogna dimenticare sono vicini di casa. Chi ha subito violenza sono dei morti viventi, gente che perso la dignità e questo film è soprattutto un omaggio a loro».

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