C’ è un triestino nel “Natale in casa Cupiello”

Luca Negroni fa il medico in una delle commedie più classiche di Eduardo fino all’8 febbraio in scena al Teatro Bobbio
Di Giorgia Gelsi

TRIESTE. Il grande teatro di Eduardo rivive da ieri sera, e fino all'8 febbraio, al Teatro Bobbio di Trieste con una delle commedie più note e amate del drammaturgo napoletano: "Natale in casa Cupiello". In scena per la prima volta nel dicembre del 1931, la commedia di De Filippo narra la vicenda di un uomo, Luca Cupiello, considerato quasi un bambino soprattutto quando si avvicina il Natale e si riaccende la sua grande passione per il Presepe. In quella occasione si svela anche l'eterno contrasto fra giovani e anziani, con la domanda continuamente ripetuta da Luca Cupiello al figlio Tommasino: "Nennì, te piace ò Presebbio?" e la risposta ostinata e dispettosa del figlio "Non mi piace, non mi piace", a indicare il conflitto familiare che si cela dietro un pranzo natalizio.

Nel segno della tradizione, come protagonista e regista dell'allestimento in scena a Trieste per la stagione della Contrada, troviamo Luigi De Filippo, alla testa di una compagnia ben affiatata in cui spicca il nome di un triestino "per adozione", Luca Negroni, nato a Milano e formatosi in varie città d'Italia, ma con uno stretto legame con il capoluogo giuliano.

Luca Negroni, qual è il suo ruolo nello spettacolo?

«Sono il dottore - risponde Negroni -, anche perché non essendo io napoletano, era l'unico personaggio che mi si poteva adattare in una commedia così marcatamente partenopea. È un personaggio che Eduardo ha costruito in un modo un po' particolare, perché gli ha affidato, oltre al ruolo di medico previsto dal copione, anche il compito di introdurre e chiudere la storia. All'inizio - continua Negroni - "Natale in casa Cupiello" era un atto unico, quello che oggi è diventato il secondo, poi Eduardo con gli anni ne ha aggiunti altri due, il primo e il terzo, sentendo il bisogno di far conoscere meglio i suoi personaggi. Al dottore, che alla fine della commedia visita il protagonista Luca Cupiello, Eduardo affida un po' il senso dello spettacolo: è quindi il personaggio che conduce lo spettatore nel cuore della vicenda».

Un testo che è stato messo in scena per la prima volta nel 1931, ma che si mantiene sempre attuale...

«Sì, perché questo teatro di tradizione popolare di altissima qualità ha una grande capacità, quella cioé di parlare direttamente al pubblico, facendolo sentire molto vicino alla storia. Inoltre tratta argomenti universali, come la famiglia e le dinamiche all'interno di essa, in modo molto diretto, così come faceva la Commedia dell'Arte. Allo stesso tempo però c'è una grande profondità: il Teatro Umoristico "I De Filippo", fondato da Eduardo e i suoi fratelli, intendeva con umorismo quella parte che fa ridere ma fa anche riflettere. In questo tipo di teatro dal riso si passa a una riflessione più profonda, di spessore».

Ha citato la Commedia dell'Arte. Che tipo di formazione ha alle spalle?

«Provengo da un teatro molto tradizionale e da allestimenti molto classici, da "Sogno di una notte di mezza estate" ai "Miserabili", ma parallelamente ho studiato la Commedia dell'Arte».

Com'è iniziata l'avventura nella compagnia di Luigi De Filippo?

«Ho avuto la fortuna di fare un provino ed entrare in una "famiglia". Sono 14 anni che sono in compagnia con De Filippo, un lungo sodalizio, cui mi sono avvicinato con grande senso di responsabilità e in cui si percepiscono delle radici fortemente napoletane».

Lontane quindi dalle sue origini nordiche...

«Sì, perché sono nato a Milano, ma mia mamma è un'istriana trapiantata a Trieste, città che per la mia famiglia è sempre stata un punto di riferimento. Tanto che prima di sposarsi, mia mamma si è fatta promettere da mio papà, che allora lavorava a Milano, di tornare a vivere a Trieste ed è qui che ho praticamente tutta la mia famiglia. Per me è un'emozione doppia essere qui, anche perché quando decisi di dedicarmi al teatro andai a parlare proprio con Ariella Reggio ed Omero Antonutti, che mi diedero dei consigli preziosi per il mestiere. E oggi mi ritrovo proprio su quel palcoscenico».

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