Candida Morvillo: «Signore di potere? Con Renzi quei salotti non esistono più»

È stato l'ultimo grande salotto italiano, quello di Maria Angiolillo, vi partecipavano nobili, cardinali, imprenditori, premier e ministri, tanto da meritarsi l'appellativo di "quarta Camera". Andreotti era di casa. D'Alema pure. Luogo di dibattito con misteri ancora da scoprire. Li rivelano Bruno Vespa e Candida Morvillo nella prima biografia dedicata alla contessa de Beurges: "La signora dei segreti" (Rizzoli), di cui parlerà proprio Candida Morvillo, domani alle 18, al festival Libri e Autori a Grado. «Da Maria si faranno e si disferanno governi - spiega l'autrice - si concluderanno affari colossali, si tesseranno le nomine dei presidenti del Consiglio, si svolgeranno le trame misteriose della P2».
Oggi c'è un'equivalente di Maria Angiolillo?
«Assolutamente no. Innanzitutto perché è cambiato il tipo di gestione della politica. Il governo Renzi è molto impermeabile a qualunque contaminazione con altri poteri, mentre la caratteristica del salotto Angiolillo era quella di un luogo dove si incontravano cardinali, banchieri, nobili, industriali, politici sia di destra che di sinistra».
Diverse anche le condizioni di stile...
«È anche una questione di eleganza. Quelli erano pranzi dove si esibivano grandi gioielli, splendidi abiti e eccellenti vini».
E altre formazioni culturali.
«Con signore elegantissime, appunto, oggi le donne intorno al potere sono quelle che vediamo, per lo più rifatte».
Il personaggio di Jep Gambardella ha chiaramente destrutturato una certa società, tuttavia è interessante individuare anche il fascino della volgarità.
«È assolutamente vero, tutti criticano ma sono in prima fila se c'è la possibilità di comparire, è una società che si è involgarita e in questo c'è una grande differenza con Maria Angiolillo che non ha mai voluto rivelarsi. Il suo potere era legato alla riservatezza, per decenni nessuno sapeva chi fosse. Fu Dagospia a violare il segreto del suo salotto facendole trovare i paparazzi fuori casa. Quel giorno fu come se fosse caduto il muro di Berlino, Maria era disperata perché sappiamo che il vero potere è quello invisibile».
Nella "Signora dei segreti" vengono rivelati anche alcuni misteri…
«Questa è la parte più appassionante, perché Maria Angiolillo non è stata solo una donna di potere, ma anche di grande modernità. La storia dei gioielli si lega infatti a quella del figlio segreto. Nell'arco della sua vita ha sfidato tutti i tabù del costume italiano, prima con "un figlio della colpa", nel 1947, e poi decidendo pure di non sposarsi. Successivamente si unisce in matrimonio con un conte, ha un figlio che le viene rapito e che io ho ritrovato in Africa, ignaro di chi fosse la madre e quale eredità gli spettasse. C'è poi la vicenda della sua bigamia e la misteriosa faccenda dei gioielli scomparsi, oggi stimati 200 milioni di euro».
Lei si è sempre occupata di donne in certi contesti di potere. Qual è il ritratto che ne esce?
«Già quando scrissi "La Repubblica delle Veline", mi sono resa conto di come esista, in questo paese, un forte legame tra l'uso del corpo delle donne e il potere, questione ancora irrisolta nonostante l'emancipazione. Oggi per noi ci sono più possibilità di ascesa sociale da mettere a frutto con l'intelligenza, tuttavia in molte continuano a usare un altro tipo di armi. Non tutte hanno maturato l'opportunità alternativa».
Insicure e un po' pigre?
«Credo sia dovuto al fatto che l'emancipazione è una faccenda recente, si tratta in fondo degli ultimi trent'anni quando per secoli le emblematiche "cortigiane", le donne di potere insomma, non avevano altro modo che passare per l'alcova del re. Questa differenza deve essere ancora metabolizzata».
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