Cartoline dal mondo di Bruno Chersicla piccole opere d’arte spedite agli amici

Il mondo colorato e sorridente di Bruno Chersicla è in scena a Palazzo Gopcevich fino al 23 agosto nell’affascinante mostra “Trieste Teatro d’Europa”, che ricorda, dopo vent’anni, la realizzazione in piazza Unità del più grande dipinto del mondo, mega-graffito eseguito con 4.572 volontari ed entrato nel Guiness dei primati per le eccezionali dimensioni di oltre 10.000 metri quadri. Nell’esposizione, nata da un’idea degli amici Dino Faraguna e Piergiorgio Mandelli, realizzata dal Comune di Trieste – Museo Teatrale Schimdl a cura di Stefano Bianchi e visitabile gratuitamente, incontriamo, tra l’altro, una maxi installazione dedicata al fastigio di Palazzo Stratti e numerosi pezzi molto significativi. Tra questi, le sculture lignee a grandezza d’uomo dedicate a Joyce, Svevo, Strehler, Mandrake, all’Uomo mascherato e all’amato contrabbasso, accanto ai ritratti della mente a tecnica mista e a una settantina di cartoline di viaggio. Pezzi di proprietà dei Civici Musei o di eredi e amici e sottolineati in mostra da un sottofondo di musica jazz, di cui Bruno era appassionato interprete.
Chersicla (Trieste 1937 – 2013), temperamento bohemién e appassionato viaggiatore, visitò infatti quasi tutti i paesi del mondo e, prima di ogni partenza, era solito preparare piccole xilografie in tiratura limitata, che rappresentavano i luoghi che si apprestava a vedere. Preziose e originali operine, che spediva poi come cartoline durante il viaggio. Non a caso dunque, parallelamente all'esposizione, viene presentata anche un’appropriata sorpresa in tema: un elegante volume “Bruno Chersicla- Cartoline di viaggio” ( Asterios Abiblio Editore, pagg. 94, euro 19,50), dovizioso regesto di quell’originale abitudine attraverso cui l’artista raggiungeva gli amici. Pure quelli che aveva lasciato nella città natale, da cui era partito da giovane per Milano, lasciando un pezzo di cuore nella sua Trieste, dove in via San Marco la famiglia aveva gestito la trattoria “Da Rosa”, dal nome della mamma.
Stampato in 600 copie, 30 delle quali impreziosite da una xilografia dell’autore, e disponibile in libreria, il volume è curato dalla sua compagna Melitta Botteghelli e da Mandelli, con testi dello stesso Chersicla e di Elvio Guagnini, foto di Dario Viganò e grafica di Studio Basiq di Matteo Bartoli. Pubblicate in una sequenza cronologica, che inizia nel 1959 con un’immagine di Lignano e si chiude nel 2013 con un’interpretazione di Brasilia e un ricordo dell’architetto Oscar Niemeyer, che inventò la nuova capitale del Brasile, le cartoline di viaggio pubblicate, circa 150, rappresentano un’accurata testimonianza dell’evoluzione dello stile di Chersicla nel corso degli anni: dall’impronta figurativa e piuttosto tradizionale degli esordi alla sintesi, cui il pittore, scultore e scenografo tese durante tutto il percorso creativo. Intrecciando arte e alto artigianato e seguendo così istintivamente le tracce delle Kunstgewerbeschule dell’Impero asburgico, all’insegna per altro di una personale interpretazione del costruttivismo. “Il minimo che si possa chiedere a uno studente d’arte è che in vacanza si disegni le cartoline” disse al giovane Chersicla Dino Predonzani - uno dei suoi migliori insegnanti all’Istituto d’arte di Trieste, dove Bruno si era formato - esortandolo in tal modo a ”istoriare” originalmente i suoi primi viaggi. E il volume, interessante dal punto di vista artistico e per la coerente impaginazione grafica, ha anche il pregio di riportare, sotto ogni cartolina, le intuizioni, le annotazioni, le impressioni dell’artista in una sorta di diario per immagini e parole, che testimonia la sua innata passione per il teatro e la musica e ci fa sentire più vicini all’animo e al cuore di questo poeta delicato e severo della terza dimensione e del colore. —
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