Che noia le scorribande del nuovo Fast & Furious

Il primo spin-off della celeberrima e adrenalinica saga di Fast & Furious si concentra su due personaggi agli antipodi che si erano già incontrati nel capitolo numero sette: l’energumeno vistoso e guascone Luke Hobbs (l’imponente Dwayne Johnson), membro del Servizio Diplomatico di Sicurezza Usa, e Deckard Shaw (Jason Statham), ex agente britannico che lavora con discrezione e cervello. I due, naturalmente non si sopportano, e dai loro iperbolici battibecchi nasce un film d’azione che è prima di tutto un “buddy movie” fra due amici nemici chiamati a salvare il mondo. La minaccia cui entrambi devono fare fronte stavolta è un virus, potenzialmente letale per l’intero pianeta, finito in capsule nelle vene della sorella di Shaw, anche lei agente segreto.
Bisogna estrarlo e distruggerlo, perché sulle sue tracce c’è anche la Eteon, un colosso tecnologico segreto concentrato sulle biotecnologie che vaneggia di salvare la razza umana modificandola geneticamente e sterminando i deboli La Eteon, però, controlla anche i media diffondendo fake news. E questo forse è l’unico guizzo interessante di una trama già vista in decine di altri titoli simili. Perché “Hobbs & Shaw”, ambientato tra Londra, Mosca, Los Angeles e Samoa, è uno spettacolo all’insegna della totale inverosimiglianza.
La combinazione di action estremo e dialoghi da commedia uccide ogni pathos, sebbene il film inanelli sequenze mozzafiato. All’armamentario del genere non manca niente, dagli inseguimenti alle esplosioni alle scazzottate nelle quali, chissà perché, i nemici si fanno sotto uno alla volta come se si mettessero in fila. E se è esplicito che il “villain” Idris Elba è un personaggio dalle connotazioni fantascientifiche, sfugge completamente alle leggi della fisica la sequenza del combattimento in verticale in caduta libera sulla facciata di un grattacielo.
Anche la schermaglia verbale tra i due protagonisti, al ventesimo bisticcio, finisce per stufare.
Il parossismo fa certo parte del franchise, che ormai da diciotto anni unisce sullo schermo corse automobilistiche, spionaggio e dinamiche di famiglia, ma questa volta il gioco è fin troppo infantile: anche con l’indulgenza delle visioni estive, si finisce per sbadigliare parecchio.
E.GRA.
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