Claudio Magris e la favola senza età del gabbiano Gali Gali che scopre gli altri

Esce oggi per Bompiani il primo volume illustrato del germanista con le tavole del premio Andersen Alessandro Sanna

TRIESTE Sono lontani i tempi in cui le fiabe erano a lieto fine. Certo un tempo la fiaba assumeva un tratto consolatorio, era d’obbligo l’ostacolo, qualcosa che impedisse la linearità della storia come dettano i canoni del genere, ma è anche vero che spesso tutto si riduceva a un finale ideale e per lo più utopico in cui tutti vivevano felici e contenti. I più grandi autori per l’infanzia hanno rivoluzionato il genere, dettando il passo di una letteratura per ragazzi moderna e critica, adatta a un bambino la cui formazione – etica ed estetica – parta proprio dai primi libri, quelli donati, le prime pagine scritte insomma, lì dove si può formare il piccolo lettore. Claudio Magris si inserisce perfettamente in questa poetica con “La storia di Gali Gali” (Bompiani, pagg. 48, euro 12), fiaba sulla diversità, fiaba di animali e uomini, una storia che ci accompagna in altre piccole storie anche grazie al percorso per immagini di Alessandro Sanna, vincitore di tre premi Andersen.

Il protagonista è Gali Gali, appunto, un gabbiano reale, simbolo di forza e potenza, soprattutto rispetto agli ordinari gabbiani comuni, grigi e dediti a scovare rifiuti. Gali Gali lo sa bene di essere reale, per razza e vigore, ma tutto sommato non disdegna di mescolarsi a diverse specie. Gli uomini per esempio, come il vecchio che lo aspetta ogni sera, che lo accoglie nel suo giardino con Zivil, il suo cane. Insomma un gabbiano trasgressivo, rispetto l’altezzosa superbia degli altri reali che mai si accompagnerebbero con chi non appartiene alla loro stirpe.

C’è da dire che Gali Gali è attento nelle scelte, perché se accetta l’amicizia di un uomo e di un cane, non accoglierebbe mai quella di un gabbiano grigio. Almeno finché la storia non precipita letteralmente in una tromba d’aria, un vento così forte da sbattere Gali Gali in una spiaggia isolata ed è proprio lì, sul mare del Quarnaro, sopraffatto dalla paura, che incontra una gabbianella grigia «impaurita come lui. Nessuno dei due seppe mai chi per primo si era avvicinato all’altro ma tutti e due ebbero una sensazione strana e piacevole, un fremito di felicità». Ma non siamo di fronte all’ennesimo lieto fine, consolatorio e edulcorato, con i buoni trionfanti e i cattivi penitenti. Al contrario il finale sarà aperto, potrebbe esserci anche un lieto fine, per chi preferisce adottarlo, ma ciò che conta è quanto Magris riesca a restituirci una storia vera, che sotto la metafora riflette l’epoca, così come sempre le più riuscite storie dedicate ai ragazzi. Non è facile fare diventare un bambino un lettore, ma ciò che è certo, ciò che insegnano i maggiori esperti – da Faeti a Denti – è quanto il piccolo lettore apprezzi la fiaba sostenuta da un mondo reale, non ideale, con tutte le trasgressioni e provocazioni del caso. In fondo anche Gali Gali “scappa” dal suo branco, scappa dalle regole costituite, dalla rigidità delle discriminazioni, dal narcisismo della sua specie, così come il protagonista del “Barone rampante” scappa sugli alberi.

Anche in questo caso la fuga non è pura trasgressione ma approdo di conoscenza: capacità di superare gli steccati, le bandiere che dividono la sua casa da altre case, le bandiere che dividono la sua cultura, nel caso di Calvino, dalla cultura illuministica dell’abate che lo sta formando. Ed è proprio attraverso un distacco dal suo branco che Gali Gali alimenta un mondo di curiosità e di fantasia e sviluppa un desiderio di conoscenza. Conoscenza verso il diverso che – esattamente come nella vita reale – si paga. Per cui niente consolazioni, niente finali lietissimi in cui i cattivi capiscono, comprendono e diventano buoni. Pur nell’affabulazione fiabesca, tutto rimane una perfetta metafora della realtà, così come Pullman (“La bussola d’oro”) tramite la fantasia riuscì a restituire una perfetta sintesi degli effetti devastanti di chi voleva un mondo intollerante.

Quel mondo ce lo evoca Gali Gali in una poetica che non vuole una conoscenza astratta ma un’immedesimazione attraverso una storia autentica: quella di un gabbiano che, a sua insaputa, è un ottimo educatore e vola verso la diversità. Sono questi i temi dei più validi libri per l’infanzia: le fughe verso la comprensione delle differenze, un percorso di formazione che incide sulla capacità critica del bimbo rispetto alle storie più rassicuranti e inutili dove i bambini scappano non capiti e non guidati. —
 

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