Così cambiava Trieste negli occhi di Magajna

«Il mestiere di fotoreporter è bello. È bello perché rende possibile, o meglio ancora, costringe a trovarsi sempre "nell'arena della vita", in mezzo agli avvenimenti, poiché ogni fatto rilevante deve essere ripreso. Se però l'aspirante reporter manca della dovuta sensibilità o aspetta che tutto gli piova dal cielo, allora farebbe meglio a scegliersi un altro mestiere».
Così descriveva il suo lavoro Mario Magajna (Trieste, 1916-2007), fotoreporter storico del "Primorski dnevnik". Dopo la mostra a lui dedicata, chiusa da pochi giorni con oltre seimila visitatori in un mese, ora una nuova monografia edita da Comunicarte Edizioni & Ztt-Est, in italiano e sloveno, celebra questo fotografo curioso e appassionato.
Del libro si parlerà oggi alle 18.30 all’Antico Caffè San Marco, in via Battisti a Trieste, in un incontro a cui parteciperanno Claudio Ernè, Sergio Ferrari e Martina Humar, moderato da Poljanka Dolhar.
Mario Magajna ha documentato le vicende più importanti della Trieste moderna. Gli anni turbolenti del secondo dopoguerra, le lotte sindacali, le manifestazioni per i diritti degli sloveni, gli scontri politici lo hanno sempre visto in prima fila. In un archivio di 260mila immagini c'è il ritratto di Trieste che mutava rapidamente volto.
Il libro “Mario Magajna fotografo/fotograf”, con le sue 180 pagine e oltre 150 immagini, molte delle quali inedite, racconta il percorso biografico e professionale di questo grande triestino, anche grazie ai testi di Gorazd Bajc, Claudio Domini, Claudio Ernè, Martina Humar, Robi Jakomin, Dušan Kalc, Meta Krese, Martin Lissiach. È curato da Martina Kafol e Massimiliano Schiozzi.
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