Da Cave del Predil “scavalliamo” in Slovenia e ci gustiamo una jota

Le rocce bianche, le prime foglie colorate d'autunno. Clack, aggancio pedale, si va. Per chi ama salire verso la montagna in bici, con il desiderio di raggiungere la cima e osservare da vicino una...
Di Massimo Piccin

Le rocce bianche, le prime foglie colorate d'autunno. Clack, aggancio pedale, si va. Per chi ama salire verso la montagna in bici, con il desiderio di raggiungere la cima e osservare da vicino una vetta e da lontano il paesaggio che si stende davanti ai propri occhi meravigliati. Mentre compare istintivo un sorriso di soddisfazione. Lasciamo l'auto a Resiutta per procedere lungo l'ex ferrovia Pontebbana, ora ciclovia Alpe Adria, raggiungendo Chiusaforte, stazioncina ferroviaria trasformata in trattoria e biblioteca; all'esterno, i caratteristici bagni con le pareti decorate dagli artisti Lunazzi e Zaro. Continuando verso Nord, il percorso è ricco di momenti suggestivi, come il passaggio attraverso il ponte ferroviario sul fiume Fella. Altra tappa è la vecchia stazione ferroviaria di Ugovizza, lungo un percorso privo di difficoltà e ricco di paesaggi incantevoli.

Raggiungiamo Tarvisio e imbocchiamo la strada che conduce a Cave del Predil. Nei pressi del lago, deviamo verso il passo che porta alla vicina Slovenia. C'è un ponte lunghissimo. Al di sopra, il Mangart, un panettone solitario che svetta tra Italia e Slovenia. Una gobba sola, non tre come il Triglav, montagna sacra dove ogni sloveno una volta nella vita deve andare, ma ugualmente "sacro" per i cultori delle due ruote. Il ponte è il nostro ritrovo.

Ci fermiamo un momento. Un altro gruppo di ciclisti si avvicina, chi da Tarcento per Passo Tanamea, Zaga, Bovec, Log pod Mangartom, chi con il treno Micotra fino a Tarvisio per Passo Predil. Bici da strada, city bike, mountain bike. Un unico pensiero: 8,5 km alla meta. Siamo a quota 1063, dobbiamo arrivare a 1906, pendenza media 8,6%(!). Ci aspetta Erik, il gestore del rifugio Koca na Mangartskem. Mangiamo i tornanti di un panorama che guarda alla Val Raccolana e ai profili del Canin, con un sole che ormai degrada verso il tramonto. Chi prima, chi dopo, chi oltre il tempo massimo. Tutto per una jota. Erik ci accoglie con la sua semplice umanità.

Riproduzione riservata © Il Piccolo