Dorfles a Gorizia con i tre gemelli

L’artista ha donato ai Musei un grande dipinto
Si sa che gli artisti sono sempre molto legati alle loro opere, ma Gillo Dorfles, raffinato critico e filosofo dell’Estetica e pittore di fama, non ha esitato un attimo a scegliere uno dei suoi quadri più interessanti e luminosi, sottilmente ironico e lievemente poetico, per donarlo alla Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia. Auspice Raffaella Sgubin, direttore del Servizio Musei e Archivi Storici dell’Erpac (ente regionale per il patrimonio culturale del Fvg) e grande ammiratrice del poliedrico intellettuale-artista triestino, che vanta origini goriziane da parte della famiglia paterna, presente sul territorio fin dal’700. Tant’è che il nonno di Dorfles era presidente del Teatro Verdi e si chiamava Carlo come Michelstaedter, il giovane filosofo suicida, per la grande amicizia fra le due prestigiose famiglie.


L’idea della donazione è nata lo scorso anno in occasione dell’appuntamento goriziano ai Musei Provinciali di Gorizia di Borgo Castello, del progetto “Gillo 107”, ideato per festeggiare il 107° compleanno di Dorfles con tappe anche al Museo Revoltella di Trieste, città dov’è nato nel 1910, e all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.


«I Musei Provinciali di Gorizia – ha commentato l’artista nell’occasione – hanno una peculiarità, che è quella di occuparsi non solo di opere d’arte come quadri e statue, ma anche di opere apparentemente secondarie e più legate alla manualità. Parecchie delle opere d’arte applicata, di moda e abbigliamento diventano uno dei settori più importanti di cui si occupano i Musei Provinciali, quindi vorrei sottolineare questa particolarità che di solito viene trascurata dai nostri maggiori musei come quelli di Trieste, Milano e Genova».


Il “passaggio delle consegne” ha avuto luogo nell’affascinante casa-studio di Dorfles, nel cuore di Milano, tra i suoi libri, l’amato pianoforte e i pennarelli colorati, le tempere e i pennelli che fanno parte dei suoi strumenti di lavoro. Presenti, tra gli altri, i nipoti Giorgetta e Piero Dorfles, Gillo ha donato i suoi “Tre gemelli”, un acrilico dipinto nel 2013 a Paestum, dove si reca ogni estate. Raffaella Sgubin, giunta appositamente da Gorizia, ha ricambiato con molta emozione il dono, con un’incisione del pittore Franco Dugo, rappresentante Palazzo Attems.


Ora il dipinto di Dorfles è stato collocato nella pinacoteca di Palazzo Attems in una parete dedicata ed è stato presentato da Sgubin alla stampa nazionale in occasione della vernice della mostra sulla Rivoluzione russa, inauguratasi di recente nell’edificio costruito nel 1745 su progetto di Nicolò Pacassi, primo architetto di Maria Teresa. «Sono molto onorata dalla scelta di Dorfles di donare una sua opera alla Pinacoteca, donazione annunciata alcuni mesi fa nel corso di un messaggio registrato in cui raccontava il suo legame con la città di Gorizia, offrendone una straordinaria testimonianza. – ha detto il direttore – L’opera donata è rappresentativa della produzione recente di un protagonista della scena artistica e culturale europea e conclude il percorso espositivo della nostra Pinacoteca, che contiene, tra gli altri, opere di Tominz, Brass, Auchentaller, Bolaffio, de Finetti, Spazzapan, Pilon, Nathan, Music, Mocchiutti, Di Iorio, Dugo. Mi piace però evidenziare anche l’attenzione di Gillo Dorfles, fenomenologo del gusto e autore di saggi fondamentali in materia, nei confronti del nostro Museo della Moda e delle Arti applicate. La molteplicità di interessi e di ambiti di intervento fanno di Dorfles una figura di intellettuale e artista davvero straordinaria e irripetibile».


«È un quadro – ha commentato l’autore – dei più tipici, ma anche dei più comprensibili tra quelli che ho dipinto. La presenza di questi tre gemelli tutti basati sul giallo/ verde acido, è già di per sé un evento insolito. I gemelli per solito sono due e non tre e poi non ricordo di aver mai sentito parlare di gemelli che rivestissero questo colore. Quindi il fatto di aver inventato un gemellaggio giallo per me è una soddisfazione non indifferente». L’opera si situa nella produzione più matura dell’artista, che con impulso giovanile o forse senza tempo, evoca tre soggetti che appartengono al suo linguaggio visionario spesso allusivo a un mondo immaginario e arcano, espresso sempre attraverso accostamenti cromatici raffinati e non consueti, come lo è il suo pensiero anche nel campo dell’Estetica. Il dipinto si colloca al termine di un lungo e profondo percorso introspettivo condotto da Dorfles per più di 50 anni, che ha favorito in lui la maturazione di soluzioni pittoriche che si lasciano andare finalmente a una sorta di joie de vivre. Quasi che le opere giovanili di questo protagonista, tra i più interessanti della cultura critica e artistica del’900, abbiano rappresentato semplicemente una sorta di meditazione e di prolusione alla fase matura della sua pittura. Che incredibilmente, in lui, corrisponde alla giovinezza.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Il Piccolo