E il cuoco sapiens crea ricette raccontando storie di Scabia

«Dovresti scrivere un racconto di cucina». A notte alta, il consiglio veniva da Mimmo Cuticchio, il più rispettato tra gli affabulatori siciliani, maestro delle tecniche dei Pupi, sovrano di un'inimitabile forma di racconto ritmato, che laggiù chiamano "cunto". Fu proprio in quella notte che Giancarlo Bloise diede una formidabile sterzata alla propria vita. Da cuoco che era, diventò un cuoco narratore.
Nell'epoca degli chef stellati, accampati giorno e notte dentro al televisore, un cuoco narratore va per forza controcorrente. E ogni tanto approda dalle nostre parti. "Cuoco sapiens" - così a qualcuno piace chiamarlo - Giancarlo Bloise sarà ospite, domani sera, di uno degli appuntamenti del progetto "Convivio". Lungo i versanti dei Colli Orientali del Friuli, questo progetto nato sotto lo stemma dei viticoltori e vinificatori Zorzettig, fa incontrare le parole di quanti, nell'anno dell'Expo, hanno qualcosa di sensato da dire attorno al vino, al buon cibo, a una regola di civiltà che metta assieme il benessere della testa e quello della pancia.
Domani sera, alle19.30, nella sede di "Convivio" (il Relais La Collina di Ipplis di Premariacco) ospiterà Bloise con il suo spettacolo "Cucinar ramingo".
"Mi bastano quattro metri quadrati, ho una piccola cucina errante che si monta. All'inizio non pare proprio una cucina». Il cuoco sapiens arriva portando con sé certi contenitori di legno che piano piano svelano incastri, utensili, strumenti, meravigliosi marchingegni. «Custodiscono i miei piani di lavoro e poi padella, coltelli, calice, taglieri, spezie, olio, aceto, alimenti di vario genere. E il fuoco. Il sommo fuoco è il protagonista e la spalla del mio racconto: ogni capitolo prosegue in un'incalzante e continua trasformazione, alimenti e utensili danzano e rumoreggiano alternandosi al parlato e all'azione».
Il crudo si trasforma in cotto, insegnava il grande sapiente Claude Lévi Strauss. Ma non occorre aver letto libri di antropologia per restare affascinati dalle storie di Bloise. Bastano la fantasia, la vista, l'odorato. Alla fine anche il gusto. Tutti i cinque sensi. La sua drammaturgia culinaria parte dai racconti di Giuliano Scabia poeta e scrittore, inventore di un Teatro Errante e animatore di quella grande avventura nel pianeta della salute e della malattia mentale che, a Trieste, fu Marco Cavallo.
«Ho fatto per molto tempo il cuoco di professione al ristorante kosher di Firenze. Mi hanno formato una cuoca di Praga, un maestro di Buenos Aires e poi un altro, fondamentale, Jean Michel Carasso. Ho avuto una storia d'amore con una israeliana che aveva studiato cucina a Parigi, ma un'ebrea tedesca marocchina è stata altrettanto importante: mi ha regalato l'amore per il cibo e per il saper fare. Tutta la mia esperienza, dal punto di vista culinario, è nel Kosher. Nello stesso tempo mi occupavo anche di architettura, urbanistica, fotografia, di cinema e di teatro. Tra chi veniva spesso a mangiare in quel ristorante c'erano Mimmo Cuticchio e Giuliano Scabia».
Nello spettacolo, seguendo i racconti di Scabia, la voce di Bloise disegna mari, scogli, navicelle, oppure volte celesti e prospettive, e intanto le sue mani abili, tra i fornelli, conducono in perfetta sintonia la danza del disossare e dello speziare, del friggere e del soffriggere. Quando lo abbiamo visto, vincitore al Premio Teatrale Cappelletti del 2012, a finire nel piatto erano riso, cozze, zafferano e un pollo in umido con vino calabrese. In questa occasione, le grande tavolozza dei vini friulani saprà suggerire altre ricette.
Roberto Canziani
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