È stato un autentico inferno sull’oceano

Il 20 aprile 2010, quasi al termine delle lavorazioni di un pozzo al largo della Louisiana, nel Golfo del Messico, un’esplosione devasta la piattaforma Deepwater Horizon, causando un terribile incendio e la fuoruscita di enormi quantità di fango e petrolio dal fondo dell'Oceano. Un disastro ecologico marino senza precedenti in territorio americano: undici i morti, il mare devastato da 800mila metri cubi di petrolio e un lungo processo. “Deepwater – Inferno sull’Oceano” racconta questa storia, purtroppo vera, basata sull’articolo “Deepwater Horizon’s Final Hour”, pubblicato sul New York Times nel dicembre di quell’anno. Cronaca di una giornata tragica, e del coraggio di chi ha combattuto per rimanere in vita, dentro un inferno di fuoco nel bel mezzo dell’oceano. Peter Berg (“Hancock”, “Battleship”) traduce questa pagina americana in un colossal catastrofico pieno zeppo di effetti speciali, ispirandosi ai successi di genere anni Settanta (“Inferno di cristallo”, per citarne uno). Ciò che più colpisce è la dose di realismo quotidiano, gli uomini sono comuni e la camera sta tutta dalla parte dei proletari degli USA meridionali, che hanno il collo scottato dal sole e che ogni giorno sanno che sarà il giorno più lungo. L’attacco è rivolto ai dirigenti, parte per il tutto un John Malkovich cinico e antipatico, a cui si contrappone il perfetto uomo comune Mark Wahlberg, capace di gesti eroici. Nonostante le ripetute ammonizioni del responsabile della sicurezza della piattaforma Deepwater Horizon (Kurt Russell), il rappresentante della compagnia British Petroleum convince l’equipaggio a lavorare in condizioni non del tutto sicure. Qualcosa, inevitabilmente, va storto, e la cronaca lascia spazio all’adrenalina, che nel film certo non manca. Non è stato portato a termine senza difficoltà “Deepwater – Inferno sull’Oceano”. “La compagnia petrolifera non voleva si girasse un film che li accusava di essere responsabili della morte di 11 persone” – racconta il regista. Pressioni enormi, dunque, che non hanno impedito a Berg di affondare il coltello in questa piaga della recente storia americana, puntando tutto sui sopravvissuti, e naturalmente sulla spettacolarità degli eventi. (c.b.)
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