Filippo Giorgi «La comunità scientifica è dalla parte di Greta L’aiutiamo a comunicare»

L’intervista
I mutamenti del clima che stiamo vivendo, e che sono evidenti anche in questa estate, incidono sulle coltivazioni e quindi anche sulla produzione dei vini. Al castello di Spessa, nel cuore del Collio, in occasione del Premio Casanova, venerdì alle 20.30 si tiene una tavola rotonda dal titolo "Vino, clima, migrazioni: la sfida e la seduzione della sostenibilità": a dialogare, insieme a Mariella Trimboli e Attilio Scienza, il climatologo Filippo Giorgi, premio Nobel per la pace 2007 nel team di scienziati che affiancarono Al Gore. Giorgi è anche autore de “L’uomo e la farfalla. Sei domande su cui riflettere per comprendere i cambiamenti climatici” (Franco Angeli).
«A Spessa - anticipa il professor Giorgi - parlerò dell'azione tra i cambiamenti climatici che stiamo vivendo e la produzione di vino. Già anni fa ho scritto un articolo sugli effetti del clima su vini californiani. Le culture vinicole dipendono da diversi fattori: ad esempio dall'assenza di gelate e dall'accumulo di calore eccessivo in un periodo prolungato. In California, a causa dell'aumento delle ondate di calore, la produzione di vini pregiati viene danneggiata. Questo discorso si applica anche da noi in Italia».
E in Friuli Venezia Giulia?
«I rapporti sugli eventi climatici in Friuli Venezia Giulia ci dicono che ormai è normale aspettarsi ondate lunghe e forti di caldo, almeno della durata di un mese o di quaranta giorni all'anno, e questo alla vite non piace. In particolare bisognerebbe trovare delle soluzioni per i vini pregiati perché gli altri vini sono più resistenti a questi sbalzi. Un altro aspetto di cui parlerò riguarda la stagione della vendemmia che sta cambiando, ormai avviene sempre prima, e uno dei problemi è che quando l'uva viene raccolta fa ancora molto caldo e bisogna refrigerarla prima di procedere alla spremitura».
L'uomo sta influenzando il cambiamento climatico ma si può ancora fare qualcosa di virtuoso oggi?
«Non è troppo tardi per correre ai ripari. L'accordo di Parigi del 2015 si è prefisso come obiettivo quello di limitare le emissioni di gas serra per abbassare di un grado i valori attuali della temperatura, se raggiungessimo quella soglia la situazione sarebbe già gestibile. Una soluzione, riguardo al vino, è quella di spostare i vigneti un po' più a nord, ad esempio. Ma certo bisogna diminuire le emissioni di anidride carbonica, anche limitando l'uso di carbone e petrolio e operando una maggiore elettrificazione dei sistemi, e usando sempre più energia prodotta da fonti rinnovabili.
C’è poi il problema dello spreco...
«Certo, si spreca moltissimo: a Trieste, ad esempio, ci sono ancora troppi impianti di riscaldamento centralizzato. Andrebbero adottati comportamenti di efficienza energetica anche nei trasporti con le auto elettriche. In Europa le emissioni stanno già diminuendo e ci sono nazioni molto virtuose come Germania, Inghilterra e Portogallo, a differenza dei paesi emergenti: malgrado la Cina investa su energia eolica e auto elettriche, i problemi di inquinamento nelle città sono gravi. Negli Stati Uniti, invece, le energie rinnovabili sono diventate più competitive».
Cosa ne pensa di Greta Thunberg?
«Greta è riuscita a creare un movimento positivo e utile per i ragazzi e per la coscienza collettiva. È la prima volta che aumentano interesse e consapevolezza verso i problemi ambientali, io e i miei colleghi veniamo chiamati di più a parlarne nelle scuole. È un movimento molto propositivo, le manifestazioni a marzo e maggio sono stati eventi trasversali e puliti, senza strali contro nessuno né violenza. Io nutro grandi speranze, può essere una spinta che farà fare ai governi azioni concrete. Non capisco perché a molti Greta sia antipatica, lei ha un buon ascendente sui giovani e come comunità scientifica cerchiamo di aiutarla specie negli aspetti legati alla comunicazione».
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