Gianikian e Ricci Lucchi, è tempo di raccontare la pace

Gli autori dei “film profumati” hanno rivelato al FilmForum di Gorizia il loro progetto per il 2017

Attento alle forme più contaminate e sperimentali della settima arte, FilmForum, giunto quest'anno alla sua 23.a edizione, ha ospitato ieri a Gorizia due protagonisti del cinema d'avanguardia e dell'arte visiva contemporanea. In serata, nelle sale del Kinemax, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, hanno presentato al pubblico i loro "film profumati" risalenti agli anni '70, proiettati per la prima volta in Italia dopo il restauro realizzato da La Camera Ottica di Gorizia.

Solo alcune delle 19 pellicole brevi in 8 e 16 mm realizzate per interagire con l'emanazione di odori e profumi in un'idea di "cinema espanso". Stavolta però, niente profumo in sala. La parte olfattiva che in origine accompagnava i film con una specie di performance sotto lo schermo, è stata rimandata all'immaginazione dello spettatore. «Era un lavoro sulla memoria e sugli oggetti - spiega Yervant Gianikian - che utilizzavano anche il senso dell'olfatto secondo libere associazioni. Cataloghi di oggetti ritrovati appartenenti a una famiglia del Sud Tirolo. Tra essi fotografie, lettere, cartoline, che sono entrate nel film. La corrispondenza tra le sorelle si basava anche su sensazioni olfattive, per questo avevamo abbinato agli oggetti anche dei profumi, non necessariamente abbinati a ciò che appariva sullo schermo».

Degli stessi autori, sempre ieri, è stato riproposto anche "Oh! Uomo" (2004), ultimo capitolo della loro "Trilogia della Guerra" realizzata con materiale d'archivio della Prima guerra mondiale e del periodo immediatamente successivo. L'attenzione di quest'opera è concentrata sul dopoguerra e sulle conseguenze nefaste del conflitto sull'individuo. Attraverso immagini senza tempo che rappresentano la fame, le mutilazioni, le malattie che si abbattono sui corpi delle vittime della guerra marchiandoli a fuoco, ieri come oggi e oggi come ieri, i due artisti lanciano un messaggio di monito.

«Anche quando operiamo su materiale d'archivio - conferma Gianikian - noi lavoriamo sempre per il presente. Tutto quello che manovriamo, anche il materiale più vecchio, risalente alla prima guerra mondiale, ha delle simbologie e delle ripetizioni. La storia si ripete e l'uomo non impara mai dai propri errori, continua ad andare incontro alla distruzione».

Ma il prossimo lavoro della coppia (nella vita e nell'arte), sarà dedicato alla pace anziché alla guerra. Lo si potrà vedere intanto in Francia, nel 2017.

Beatrice Fiorentino

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