Giorgio Rosso Cicogna una vita “Oltre Trieste” per la diplomazia

Da Francesco Giuseppe al Sincrotrone: il secolo breve raccontato in’Oltre Trieste’(Libreria Editrice Goriziana, 536 pagg. , 18 euro), il libro di Giorgio Rosso Cicogna che sarà presentato oggi alle 19. 30 a Gorizia nell’ambito di èStoria (presso la tenda Apih dei Giardini pubblici, interviene Luigi Zanda e coordina Pierluigi Sabatti), potrebbe essere compreso tra questi due poli, entrambi presenti, per via diretta o indiretta, nelle memorie del diplomatico triestino. Sì, perché se il nonno, in una situazione a dir poco strabiliante, cioè da internato nel campo di prigionia di Wagna, venne invitato nientemeno che a un ricevimento di corte dal vecchio imperatore, il nipote ebbe una parte non secondaria nell’avvio dell’acceleratore di particelle costruito sul Carso.
Dalle pagine di questo ampio memoriale, che inanella come in un album di figurine una serie di volti notissimi della politica mondiale, si solleva la frizzante densità di eventi che caratterizza la trama storica del XX secolo. Da una tale, fittissima rete di dati e dettagli, Rosso Cicogna tiene una linea che ha un baricentro ricorrente, vale a dire quella Trieste che nella vita errabonda del diplomatico ha rappresentato il porto sicuro cui tornare. Nella vecchia stazione del dazio costruita ai tempi degli Asburgo, alta sul golfo, che è diventata la sua casa, Rosso Cicogna si è seduto a tavolino, ha preso la sua Parker – ci tiene a sottolineare che ha usato la penna per vergare a mano questo libro – e, con una punta di ironia, ha ripercorso le mille storie tramandate in famiglia e quelle che ha vissuto in presa diretta nei vari teatri della sua professione diplomatica e nelle successive vesti di direttore di Confindustria e segretario generale vicario dell’Ince.
La storia del nonno medico irredentista, che smessi i panni del prigioniero e indossato l’abito di cerimonia venne attraversato per un momento dal pensiero di attentare alla vita dell’imperatore, lascia il posto a quella dello zio che si ritrovò ad essere podestà di Trieste negli anni del fascismo, tra i mugugni dei familiari, in virtù all’amicizia stretta con Mussolini durante la guerra.
Dal secondo dopoguerra l’autore può attingere ai ricordi personali. Nixon, Kissinger, il cancelliere tedesco Schmidt, Raijv e Sonia Gandhi, animano altrettanti incontri e, nel caso dei politici indiani anche amicizie personali che Rosso Cicogna grazie al suo ingresso nella carriera diplomatica può intrecciare. Quale interprete personale di Andreotti, Rumor e Colombo, si accomoda in un posto in prima fila nelle vicende nazionali e internazionali.
È a casa del senatore Marcora nelle drammatiche ore del tentato golpe Borghese (“chiamare Andreotti? Inutile, o è impegnato col golpe o è a letto” disse Marcora), assiste al doppio negoziato del trattato di Osimo, quello ufficiale del Ministero degli Esteri e quello segreto condotto da un uomo di fiducia di Andreotti. Dopo l’incarico di console a Vienna, il trasferimento a Nuova Delhi dà l’occasione per collaborare all’avvio della sede triestina dell’Icgeb. Sono gli anni in cui si sviluppa la cittadella della scienza e nasce il Sincrotrone. Il libro si chiude su una riflessione volta al futuro, da sviluppare in un prossimo volume, con la proposta di un esproprio democratico a spese degli otto uomini più ricchi del mondo che finanzi una sorta di piano Marshall per l’Africa.
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