La Giornata della lettura, Iannaccone: «Il libro deve tornare di moda»

l presidente del Cepell venerdì 31 ottobre sarà a Trieste per inaugurare la giornata regionale e una mostra. «È strumento di dialogo, inclusione sociale, ma anche di partecipazione civile e crescita»

Giulia Basso
Giuseppe Iannaccone sarà a Trieste il 31 ottobre
Giuseppe Iannaccone sarà a Trieste il 31 ottobre

«Il libro deve tornare di moda. Chi inizia a leggere, soprattutto tra i ragazzi, sviluppa una bella dipendenza da cui è difficile guarire». Giuseppe Iannaccone, presidente del Cepell (Centro per il libro e la lettura) sintetizza così la sua missione. Nominato lo scorso luglio, venerdì 31 ottobre è a Trieste per inaugurare due momenti della Giornata regionale della Lettura “Un libro lungo un giorno” , iniziativa pilota che abbraccia il Friuli Venezia Giulia con oltre 100 eventi. Alle 10, nella Sala Tessitori del Consiglio regionale, dialoga con gli studenti dell’Istituto Roli per lanciare LeggiAmo a scuola 2025-2026, progetto che coinvolge 60.000 studenti e 6.000 tra docenti e bibliotecari.

Alle 12, al Magazzino delle Idee, inaugura con il vicepresidente regionale Mario Anzil la mostra “LeggiAmo! Ritratti di una regione che cresce leggendo . La giornata celebra il decennale del progetto LeggiAmo 0-18 Fvg con “ambasciatori della lettura” come Federica Manzon, Gian Mario Villalta ed Enrico Galiano e iniziative come la biblioteca itinerante inclusiva “Tactile Go”.

Presidente Iannaccone, come si rende attraente la lettura nell’epoca degli schermi?

«Dobbiamo scardinare un pregiudizio: gli adulti hanno spesso un atteggiamento recriminatorio secondo cui i giovani sarebbero refrattari alla lettura. Ma dati alla mano, i giovani leggono più degli adulti. Nei primi anni Sessanta solo il 15-16% dei ragazzi leggeva regolarmente. Oggi i ragazzi hanno un contatto più diretto con il libro, grazie a un’editoria che ha saputo utilizzare linguaggi nuovi. La lettura è più diffusa di quanto si pensi».

Eppure crescendo qualcosa si incrina. Cosa accade?

«Il problema emerge attorno ai 15-16 anni, soprattutto tra i maschi. Qui entrano in gioco anche le responsabilità della scuola. L’idea dei 15 minuti quotidiani di lettura a scuola che inauguriamo oggi è straordinaria: il libro è strumento di dialogo, inclusione sociale, ma anche di partecipazione civile e crescita. Nulla come un libro sa accendere passioni, dialogo e confronto. Il libro diventa una palestra dove alleniamo le emozioni e troviamo il nostro posto nel mondo».

Da ex insegnante, quali errori vede nella didattica della lettura?

«Vedo un approccio troppo specialistico. Se una ragazza arriva al primo anno di superiori e la si invita solo a possedere gli attrezzi del mestiere, la si immerge nelle analisi testuali, nel riconoscimento delle figure retoriche, non facciamo un buon servizio. Non dobbiamo allenare scrittori in erba, ma crescere lettori. E il lettore cosa chiede? L’immedesimazione. Occorre un cambiamento di paradigma. Dobbiamo accendere la curiosità prima di addestrare a una lettura tecnicamente avvertita. Oggi con i ragazzi parleremo dei libri che ci hanno cambiato la vita: situazioni avvincenti, spaventose, sentimentali».

“Un libro lungo un giorno” è definita esperienza pilota nazionale. Cosa la rende innovativa?

«Coglie la potenzialità del libro come occasione di condivisione. Siamo abituati a pensare alla lettura come pratica privata, domestica. Ma sempre più si sta sviluppando una dimensione preziosa: la lettura come pratica sociale. Penso ai gruppi di lettura che si stanno affermando, sodalizi che trovano nel libro l’occasione per confrontarsi. Oggi è un’esperienza affascinante per la sua capillarità. Il libro è elemento di coesione, crea quella complicità che nella nostra società turbolenta è spesso dispersa».

La mostra include anche i volti della Giunta regionale. Quanto conta l’esempio delle istituzioni?

«È fondamentale. Il nostro Paese sconta un ritardo atavico nell’abitudine alla lettura, anche per una storica disattenzione della classe politica. Vedere oggi insegnanti, educatori, studenti ma anche istituzioni impegnate è un segnale in controtendenza. Dimostra che quel sentimento di inclusione generato dalla lettura non ha frontiere».

L’iniziativa include Tactile Go!, libri tattili itineranti. Quanto è centrale il tema dell’accessibilità e dell’inclusione per il Cepell?

«Tra gli obiettivi del Centro c’è la creazione di un ecosistema favorevole alla lettura che includa chi rischia l’esclusione. Il Cepell sostiene le letture negli ospedali, nelle carceri. Ciò rientra nel piano Olivetti promosso dal Ministero della Cultura, che ha l’ambizione di rendere la lettura una pratica democratica. Il piano prevede la crescita di librerie, biblioteche, gruppi di lettura nei luoghi più svantaggiati».

Guardando al futuro: quali sono le priorità del Cepell?

«Creare quella motivazione per cui il libro torni di moda. Lavoreremo sostenendo iniziative sul territorio, ma anche portando il libro italiano all’estero: l’anno prossimo, alla fiera di Guadalajara in Messico l’Italia sarà ospite d’onore. È importante proseguire questa politica capillare. Ci sono realtà nel Sud del nostro paese senza biblioteche né librerie: con il bando “Biblioteche e Comunità”, sosteniamo la creazione di biblioteche che diventano luoghi di aggregazione. Se avviciniamo fisicamente i ragazzi ai libri, cominciamo a colmare lo iato tra giovani e lettura». 

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