Gli animali fantastici di Giordano Rizzardi un “gabinetto delle curiosità” in forma digitale

Sorprendenti incroci da fiaba, eleganti ibridi virati in bianco e nero, una complessa installazione interattiva con corna di animali. È un immaginario bestiario disturbante e in grande stile quello che propone Giordano Rizzardi nella mostra "Zoologia fantastica" allestita al Museo d'arte moderna Ugo Carà di Muggia e visitabile fino a domenica 4 agosto. La sensazione è quella di entrare in un altro mondo, un mondo uscito da un gabinetto di curiosità ottocentesco che ha incontrato le magie del mezzo digitale dopo essere passato al vaglio della mirabolante e aneddotica penna di Jorge Luis Borges. Questa originale mostra fotografica, organizzata dal Gruppo78 e dall'assessorato alla Cultura del Comune di Muggia nell'ambito del progetto Pracc 2019, è curata da Maria Campitelli. «Si tratta - spiega - di un'esposizione suggestiva che colpisce per la pulizia dell'allestimento e per la sfrenata fantasia che Rizzardi che viene però contenuta in un aspetto formale lucidissimo, da perfezionista, ottenuto con l'applicazione digitale».
Le opere di Rizzardi si alternano in effetti in maniera molto sobria nello spazio museale così da respirare offrendosi con equilibrio all'osservazione del pubblico. Tredici fotografie di diverso formato creano un grande assemblaggio che risulta un'unica opera: sono stampe su alluminio a cui fa da contrappunto una sequenza lineare di opere di piccolo formato, stampe su carta, che rappresentano insetti ibridi contaminati con curiose e delicate ramificazioni arboree.
Si resta a bocca aperta davanti all'installazione interattiva fatta dalle corna di vari animali, ciò che l'artista definisce "appendici residuali" di quello che l'animale è stato in vita: le diramazioni di cervi, stambecchi e caproni di origine africana, sostenute da materiale povero come il polistirolo avvolto in tele, possono essere sollecitate dal visitatore con un bastoncino ed emettono suoni. L'installazione si chiama "Memoria" dal momento che questi suoni ambientali evocano l'habitat dell'animale, sono ciò che la bestia ha percepito, e diventano quindi uno speciale ricordo naturale. Di magistrale composizione inventiva sono poi le fotografie della serie "Dialoghi" in cui ogni volta due animali di specie diverse vengono contaminati tra loro fino a interloquire in modo stupefacente e sono inseriti in un paesaggio asettico, desertico, volutamente privato dei soliti elementi naturali, alterato rispetto all'originale.
La scomposizione e ricomposizione arbitraria del reale fa pensare a un surrealismo visionario, a un racconto quasi mitologico dove protagonista è una fauna stravolta e misteriosa, debitrice delle storie chimeriche di Borges. Ad accentuare il senso di straniamento è la realizzazione tecnica di Rizzardi, impeccabile, lucida, graficamente molto raffinata, ottenuta con una controllata composizione di fotomontaggi. L'artista, formatosi con studi di arte classica e contemporaneamente di ambienti virtuali e nuove tecnologie, suggerisce un gioco combinatorio per cui in una figura s’innesta un qualcosa che con essa non ha nulla a che vedere, o viceversa ne sottrae qualcosa per cui risulta monca o traforata, svuotata, come nel caso dei pachidermi.
Anni fa aveva proposto con "Circensi" un mix stravagante e inquietante di umani ed elementi alieni e artificiali, con "Fabule" una sperimentazione video-fotografica che reinterpretava ironicamente i racconti dei fratelli Grimm, mentre il progetto "Cristo 2004" aveva incontrato un buon consenso in Germania. Giordano Rizzardi nei suoi stravolgimenti sottende un pensiero e insieme una necessità di leggere, tramite la libertà creativa, il mondo e il reale in modo anticonvenzionale, sottraendosi all’omologazione della comunicazione appiattita e acritica sviluppata dai mass-media. I suoi accostamenti impossibili diventano una risposta artistica grottesca e sofisticata. —
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