Goli, l’isola-gulag che inghiottì 20mila persone

TRIESTE. A Trieste Film Festival, ieri sera, si è rotto il muro di silenzio che era calato da più di sessant'anni sulle tristi vicende della croata Goli Otok (Isola Calva), così chiamata per il suo aspetto arido e spoglio, sede del gulag dove tra gli anni '40 e '50 del '900 sono state imprigionate circa 20mila persone, uomini e donne genericamente accusati di dissidenza e torturati a fini "rieducativi". Non solo oppositori del comunismo ma soprattutto, dopo la rottura tra Stalin e Tito del 1948, comunisti, jugoslavi e non, vicini alle posizioni staliniste.
Ora, una giovane regista croata di nome Tiha K. Gudac, ha avuto il coraggio di riaprire quella ferita, alla ricerca delle ragioni della misteriosa "assenza" del nonno Marijan, lontano da casa per quattro anni e tornato indietro portando addosso vistose cicatrici nel corpo e nell'anima.
Alla passata Mostra del Cinema di Venezia, "The Look of Silence" di Joshua Oppenheimer, aveva reso più che mai evidente la necessità di rompere il "silenzio" e affrontare gli orrori del passato, anziché rimuoverli. Un processo ineludibile ai fini dell'elaborazione del trauma e unica via per la costruzione di un futuro di pace che poggi su basi solide anziché sulle sabbie mobili della diffidenza, della paura o della vergogna.
A noi può sembrare incredibile che di un'esperienza traumatica come quella di Goli Otok non si sia fatta parola per tre generazioni. Eppure nella famiglia di Tiha Gudac, parlare del passato era vietato.
E "Goli", il suo documentario, è un atto di ribellione nella misura in cui interroga. La regista vuole conoscere la verità e per scoprirla fa non una ma mille domande, alle quali pretende di ottenere risposta. Un percorso familiare a ritroso nel tempo e un'indagine minuziosa che colleziona ricordi, fotografie e testimonianze che concorrono a ricostruire questa verità nascosta.
Anche se, pur nell'importanza del tema, il lavoro pecca talvolta di didascalismo e ostentazione, e poggia su una regia ancora incerta, lo sguardo rivela la volontà di percorrere una strada artistica ponderata e non convenzionale. E infatti "Goli" è già stato coronato Miglior documentario al Sarajevo Film Festival 2014.
Beatrice Fiorentino
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