Heads of State: un vertice Nato nel film Amazon girato a Trieste
Arrivato su Prime il filmone americano con John Cena e Idris Elba. La città è il teatro di un vertice Nato con inseguimenti e attentati

Gli autoctoni ricorderanno forse che un paio d’anni fa la star del cinema e del wrestling made in Usa John Cena rimase per qualche giorno bloccato fra Trieste e Muggia a causa del grande sciopero degli sceneggiatori di Hollywood. La ragione per cui il forzuto ma ironico attore americano si trovava sul golfo di Trieste erano le riprese di “Heads of State”, commedia d’azione disponibile da qualche giorno su Amazon Prime Video.
Il film del regista Il'ja Najšuller (che oltre a Cena vede co-protagonista il grande Idris Elba lanciato da “The Wire”) ci mostra la posizione che Trieste sta assumendo nell’immaginario statunitense, a cui si è riaffacciata solo di recente dopo decadi d’oblio.
Trattandosi di una produzione Amazon, “Heads of State” è interessante però anche per altre implicazioni: ci consente infatti di vedere come l’industria dell’intrattenimento tramite piattaforme prosegua con altri mezzi l’egemonia hollywoodiana, tramite cui i nuovi magnati – magari freschi di nozze a Venezia - plasmano sogni e aspirazioni delle masse.

Il titolo sintetizza felicemente la trama, giocando sull’ambivalenza di “Heads of State”, che in inglese significa “Capi di Stato” ma si può leggere pure come “Teste di Stato”. John Cena interpreta uno stereotipico attore di film d’azione passato alla politica e diventato presidente degli Stati Uniti d’America: è palesemente ispirato ad Arnold Schwarzenegger, di cui Cena è pure un epigono cinematografico, in un simpatico cortocircuito metanarrativo.
All’inizio del film il presidente Usa sbarca nel Regno Unito, dove incontra il primo ministro britannico, interpretato per l’appunto da Elba: l’americano è un idealista un po’ fanfarone e un po’ sprovveduto, ma pieno di buone intenzioni, mentre il collega inglese è un navigato burbero dal cuore d’oro. Due figure di primo acchito incompatibili, che il resto del film servirà a rendere amici.
La ragione del viaggio europeo del presidente Usa è – e qui veniamo a noi – partecipare a un importantissimo vertice della Nato che deve tenersi a Trieste. La città è presentata quindi come un luogo d’una qualche rilevanza geopolitica: pur essendo in Italia, non viene ridotta al consueto quadretto a base di mafia e mandolini (gli amanti del trash comunque non disperino, la colonna sonora dei titoli di testa è una versione flamenca di “Volare”) ed è collocata tutto sommato correttamente nella confusa geografia del film.
Nella prima metà i protagonisti passano dalla Bielorussia a Varsavia a Zara come fossero tutte a venti minuti l’una dall’altra, in questo angusto calderone che per gli americani sembra esser l’Europa orientale. Di questo minestrone Trieste è un ingrediente, tant’è che Cena la raggiunge da Zara, in quattro e quattr’otto, a bordo di una bagnarola rubata.
La città serve soprattutto da scenografia per delle serratissime scene d’azione: un inseguimento corredato di sparatorie ed esplosioni attraversa tutto il Porto vecchio, taglia le Rive e risale a tutta velocità il Canal Grande, salvo poi teletrasportare i protagonisti in cima a San Giusto e filare giù di gran carriera per i vicoli del colle. Le carrellate sul paesaggio fanno senz’altro dell’ottima pubblicità a Trieste, che non può lamentarsi del trattamento.
Nel palazzo della Regione (il cui tetto è trasformato in una sorta di lussuoso grand hotel attraverso la computer grafica) si tiene il già citato vertice Nato: le macchinazioni dell’antagonista (un mercante d’armi russo rappresentato come una sorta di automa sadico e scervellato, le cui azioni sono prive di ogni senso che non sia quello di seminare morte e distruzione) rischiano di far saltare la tenuta dell’Alleanza atlantica.
Gli stessi alleati europei recalcitrano, e tra i personaggi figura anche un presidente del Consiglio italiano dotato di spina dorsale, il quale dice alla vicepresidente Usa di non esser più disposto a “ingoiare l’arroganza americana” e annuncia l’uscita dell’Italia della Nato. Forse il momento più fantasioso in un film ricco di passaggi surreali. Non c’è da preoccuparsi, comunque: il presidente Cena e il primo ministro Elba riescono, con un po’ d’olio di gomito e molti proiettili, a risolvere la situazione e a salvare la Nato, per il bene di tutti noi.
Considerate le cronache degli ultimi anni - fra spese per il riarmo, le bombe fornite a Israele per spianare Gaza e le fanfaronate di ben altro inquilino della Casa Bianca - questa retorica dei buoni sentimenti a stelle e strisce può risultare un po’ indigesta. Suvvia è soltanto cinema, ci direbbe forse Bezos: facciamocela questa risata. —
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