I nove uomini di Szalay illuminati da un’emozione

Un libro mi balza sempre in mente quando, per un consiglio, devo trovarne uno “scritto bene”, così come lo intendo io. Si tratta di “Tutto quello che è un uomo” di David Szalay (Adelphi). Il giovane scrittore polacco è davvero abile nel suo stile crudo e realistico a cogliere l’essenza delle vite di nove protagonisti e a descrivere senza stereotipi brevi tratti delle loro comuni esistenze. Le unisce un marcato senso di inadeguatezza e smarrimento di fronte alle pressioni e alle aspettative di una società troppo esigente. Sono nove “maschi” europei, di ogni età, che si ritrovano “in viaggio” attraverso l’Europa contemporanea, palcoscenico perfetto delle loro vite, subite nella più totale inconsapevolezza di se stessi, malgrado desiderino reagire. Ci starebbero tutti antipatici nella loro inedia se non fosse per quell’istante in cui a tutti loro è concesso di sentire un’emozione ed eccoli improvvisamente così umani nella loro vulnerabilità. (Libreria Ubik Trieste)
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