Il coraggio e la voglia di rinascere di Jeff il maratoneta sulla sedia a rotelle

Una storia vera. Quella di Jeff Bauman, sopravvissuto all’attentato della Maratona di Boston del 15 aprile 2013, ma privato dell’uso delle gambe, entrambe amputate in seguito alla violenta esplosione di due ordigni piazzati da due giovani ceceni a pochi metri dalla meta. Un “eroe” per caso Bauman (che nel biopic di David Gordon Green ha il volto di Jake Gyllenhaal), associato ai tanti reduci dell’esercito americano che dalla Prima guerra mondiale a oggi hanno dato la vita in difesa della propria patria, assurto a “simbolo” per il solo fatto di essersi trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato, ma anche per aver aiutato la polizia nelle indagini che hanno permesso di trovare i colpevoli della strage (tre morti e centinaia di feriti).
Tuttavia, non è tanto sulla necessità tutta yankee di produrre eroi che il regista intende soffermarsi, né sul tema del terrorismo che purtroppo resta solo una cornice sullo sfondo, quasi un “incidente”. Gordon Green non eccede in retorica. Sceglie la via di un patriottismo “critico”, fotografa il tessuto sociale e antropologico senza indulgenza, ma si concentra, in particolare, sul dramma umano di un giovane uomo ferito che deve imparare a lottare e a rialzarsi. Insiste sul corpo, sulle sue menomazioni, sul percorso di riabilitazione, sul difficile superamento del trauma, sui precari equilibri familiari all’interno delle mura domestiche. In questo modo, però, resta imbrigliato nelle maglie del melodramma sociale, perdendo l’occasione di lasciare un segno incisivo anche sul piano del cinema civile.
STRONGER-IO SONO PIÙ FORTE
di David Gordon Green con Jake Gyllenhaal, Tatiana Maslany, Clancy Brown e Miranda Richardson
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