Il dopo-Covid porta il teatro casa per casa in tutta Italia a Trieste “Partenza in salita”

L’attore e presentatore  Corrado Tedeschi avvia una tournée a domicilio «È un modo per ricominciare a vivere nelle normalità»  

Nadia Pastorcich

In un momento in cui il tempo scorrere lentamente, la cultura continua ad esserci. L'attore Corrado Tedeschi propone con Rara Produzione il “teatro a domicilio”, un modo per avvicinarsi alla gente. Nella sua “tournée” per le case d'Italia è prevista anche Trieste, dove sarebbe dovuto essere a maggio per uno spettacolo al Bobbio. Città, la nostra, che Tedeschi porta con sé: prima dell'isolamento per fronteggiare il Covid era in scena con “La coscienza di Zeno” a cui è legato. «È il romanzo della mia vita – spiega Tedeschi –, fin da quando l'ho letto da ragazzo. Mi faceva ridere il personaggio di Zeno, la sua incapacità di prendere decisioni, di vivere. Un uomo che inciampa nella vita. Portarlo in scena è stato confermare un amore pazzesco che avevo. Zeno è Trieste con tutti i suoi pregi e la sua bora».

Come funziona il teatro in casa?

«Chi esprime il desiderio di averci - risponde Tedeschi - può scrivere alla produzione (teatro@raraproduzione.it). Abbiamo già avuto tante adesioni. Le persone invitano a casa della gente, si vede lo spettacolo e poi l'attore mangia con loro. È un modo per ricominciare a vivere».

Che spettacoli porterà nele case d’Italia e a Trieste?

«“Partenza in salita” con mia figlia Camilla, è la nostra storia scritta da Gianni Clementi. Ogni volta che lo facciamo ci commuoviamo. Poi c'è “L'uomo dal fiore in bocca” di Pirandello – per me il più grande monologo della storia del teatro».

È il pubblico a scegliere?

«Sì, come il cibo a domicilio: si sceglie quello che si vuole vedere e se lo fa venire a casa. Dove c'è un attore con il pubblico, c'è teatro».

Svevo dice che la vita è inquinata alle radici e sSolo dalla catastrofe causata dagli ordigni forse si sarebbe ritornati alla salute. Attuale?

«Assolutamente! “La terra errerà nel cosmo priva di parassiti”, finisce così dopo l'esplosione nucleare. Svevo parla del fatto che non è l'arma ma l'uso che se ne fa. Ci sarà uno più malato degli altri che tirerà fuori questo ordigno. È una visione apocalittica ma non va molto lontano dalla nostra realtà. Sono i disastri dell'uomo. Svevo era avanti anche per il rapporto con la psicanalisi».

Il teatro è come andare dallo psicanalista.

«Certo: ti guardi allo specchio. A teatro si raccontano storie che riguardano tutti. Il suo ruolo è fondamentale: ci salva dal vuoto della comunicazione di oggi».

Lelio Luttazzi è stato un punto di riferimento.

«Aveva tutte le qualità che io ammiro in un conduttore: l'eleganza, l'ironia, la bellezza, il non prendersi troppo sul serio. Mi piaceva molto che non cercava di essere simpatico a tutti i costi. Non ammiccava al pubblico. Oggi manca personalità. Luttazzi inoltre è legato a Trieste che amo. È una città affascinante e letteraria. Ogni volta che ci torno è una gioia».

Nelle trasmissioni “Doppio slalom” e “Il gioco delle coppie” che ha condotto, percepiva la televisione di un tempo?

«Sì, nello studio vicino al mio c'erano Corrado, Mike, Vianello. Ognuno era diverso dall'altro, ma tutti avevano in comune il fatto di essere fortissime personalità». —



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