Il Nordest sale in cattedra quando si parla di libri in un’Italia che non legge

di FEDERICA MANZON Il sogno proibito degli editori italiani? Una nazione a misura di Friuli Venezia Giulia. Una Trieste replicata in lungo e in largo per lo stivale. Lo dice Amazon, lo dice l’Associaz...
Di Federica Manzon
Foto Bruni 14.06.14 Molo Audace
Foto Bruni 14.06.14 Molo Audace

di FEDERICA MANZON

Il sogno proibito degli editori italiani? Una nazione a misura di Friuli Venezia Giulia. Una Trieste replicata in lungo e in largo per lo stivale. Lo dice Amazon, lo dice l’Associazione Italiana Editori.

In questi giorni, infatti, il re mondiale della vendita di libri on-line ha reso nota la classifica delle città italiane dove si legge di più. E anche se mancano i numeri, tenuti segretissimi come vuole la miglior tradizione di Amazon, un dato appare subito evidente: tolta la capolista Milano, patria dell’editoria nazionale, Trieste trionfa e il Nordest da solo colonizza le prime dieci posizioni.

Andiamo con ordine. Trieste è al secondo posto per numero di libri, cartacei ed ebook, letti dal 1 giugno 2013 al 15 aprile 2014. Subito dietro Trento e Padova, Udine al decimo posto. Di Pordenone e Gorizia non si sa nulla, non perché da quelle parti i lettori siano specie in via d’estinzione, ma perché Amazon lavora su un campione di 48 città con un numero di abitanti superiore a 100 mila.

Più divertente guardare il dettaglio. Trieste guadagna il gradino più alto del podio per i libri di fantascienza. Sarà merito di cinquant’anni del Festival del cinema di fantascienza, sarà perché i bambini delle città fanno pratica di futuro all’Immaginario Scientifico, sui libri dell’Editoriale Scienza e di Scienza Express, sarà che tra Sissa, Ictp, Area Science Park le suggestioni non mancano. O forse sarà, come piace pensare a me, perché la città ha un tempo tutto suo, estraneo alle leggi causali, e se il presente sembra non interessarle più di tanto, presa com’è dalla sua salubre inattualità, con il passato e il futuro se la cava benissimo. È il tempo delle faccende contingenti a sfuggirle, non certo quello dell’immaginazione.

Prova ne è che mentre per i romanzi rosa, quelli dei sogni ad occhi aperti di balli carrozze e sotterfugi, inconsolabili sospiri e guerre libertine, Trieste occupa un saldo secondo posto, scompare invece del tutto dalla classifica dei così detti “libri salute-mente-corpo”, meglio noti come “manuali d’autoaiuto”.

Aiutarsi per cosa? viene chiedersi proprio adesso, mentre il sole di giugno splende luminoso su una Barcola affollatissima e dai corpi, già perfettamente abbronzati, si alzano conversazioni leggere sui viaggi dell’estate in barca a vela, sull’ultimo giro in bicicletta in Carso e ci si dà appuntamento a più tardi in osmiza. A Milano tutto questo non c’è, per questo il pomeriggio si va in libreria a comprare un manuale di “Meditazione per negati” o “Come aiutarsi con le erbe”.

E non serve nemmeno dirlo che Trieste occupa il secondo posto anche nelle classifiche dei libri di viaggio e di cucina. E i manuali di business? Comunque un po’ più in basso...

Se Amazon si rifiuta di rivelare i dati delle sue analisi, lo fa invece l’Associazione Italiana Editori. L’espressione “annus horribilis”, con la sua perseguitante eco da versione liceale, circola tra addetti ai lavori da almeno due anni. Il lettori sembrano scomparsi, tutti magnetizzati dalle App dei cellulari, il libro non ha più nessun valore tant’è che i prezzi scendono come si vendesse carta straccia, le biblioteche pubbliche scompaiono sotto il neon sgargiante dell’ultimo centro commerciale, gli scrittori poi non hanno più nulla da dire e si sono dati ai consigli tv.

È arrivata dunque l’Armageddon dei libri? Sembrerebbe di sì, non fosse che a guardare indietro nella storia dell’editoria puntualmente si sono sentite profezie apocalittiche su quel baratro oscuro – la fine del mondo dei libri – che da sempre sta lì a due passi e non sembra ci sia modo di evitarlo. Ma all’oggi i libri si continuano a stampare e leggere, seppur con un po’ di crisi.

In questo inizio di 2014, il mercato libraio perde più o meno il 4 per cento. Ma se soffrono le grandi catene distributive (supermercati, autogrill, poste) invece le librerie di catena sembrano riacquistare un po’ di colore. L’ebook cresce, ma piano, un’irrilevante 3 per cento.

Quest’anno, poi, ci sono state le elezioni e ci saranno i mondiali, entrambi eventi che ogni buon editore e libraio esperto guarda con la stessa sicura rassegnazione di un contadino indiano davanti al monsone stagionale che gli decimerà il racconto.

Leggiamo sempre meno saggi, ma in compenso i bambini e i ragazzi fanno avanti e indietro con disinvoltura dall’Ipad al libro. Sarà una magia da attribuire a “Harry Potter” e “Hunger Games”? In parte sì, perché più di altre queste due fortunate saghe hanno riacciuffato e inchiodato alle pagine di carta una nuova categoria di lettori: i giovani adulti, “young adult” a usare una formala di marketing, quelli che riempiono di gioia i cuori di mezza editoria statunitense che dedica a loro sempre maggiore attenzione. In Italia ci si attrezza.

Sempre meno lettori dunque, ma perché? Dove si sono persi e, soprattutto, come si fa a riconquistarli? Bisognerebbe chiederlo al Friuli Venezia Giulia. I suoi numeri sono stupefacenti: il numero più alto di lettori che hanno letto più di un libro al mese, il più alto uso di tecnologia... Prendiamo anche solo un dato generico: la media dei lettori in Italia è un modesto 43 per cento, in regione invece si arriva al 56,4. Tredici punti di vantaggio, un’infinità che lascia a bocca aperta se si pensa che nel vicino 1984 il dato era 7,5. In trent’anni un boom di lettori da fantascienza! Cosa è successo in regione dal 1984 a oggi? Moltissime cose, a pensarci bene. Ci sono stati i festival, Pordenonelegge prima di tutto, Dedica, Vicino/Lontano, e poi tutta quella costellazione di iniziative di minore grandezza ma ottima qualità fondamentali per avvicinare i lettori al libro, abituarli a una certa familiarità con gli autori, i librai, le idee che nascono sulla pagina scritta. C’è stata una nuova generazione di scrittori e poeti della regione che dagli anni Novanta ha occupato posti di primo piano nel palcoscenico della letteratura italiana. C’è stato un lavoro preciso e volonteroso di una delle migliori reti bibliotecarie del paese. Un miracolo, che se si ripetesse su scala nazionale, migliorerebbe non solo le sorti dell’editoria ma con buona probabilità anche quelle della società civile.

Prima di smettere di pensare ai libri, guardiamo ancora un attimo le classifiche di Amazon. Al primo posto delle frasi più sottolineate degli ebook, c’è di nuovo il Nordest. Italo Svevo, più di altri uomo dei nostri tempi: «È un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente».

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