“Il rosso vivo del rabarbaro” in una famiglia scompigliata

Roberto Dedenaro è un docente e poeta triestino nato nel 1956. Ha pubblicato diverse raccolte in versi tra cui “Sintetiche siepi, ostinate infiorazioni” (Ztt-Est). La terra e il paesaggio (anche quello carsico), sono evocati nei sottili rapporti tra significato e significante dove la relazione tra lingua e poesia, ambiente e testo si disegna in un’originale costellazione talvolta civile e corale. Altre volte la lingua si fa tutt’uno col brusio profondo della terra e il verso appena fisico – contratto in movimenti quasi tellurici, di scivolamenti semantici – dichiara una netta ascendenza zanzottiana. Il suo consiglio: «Al di là o al di qua dell’essere scrittore, il mio mestiere, più o meno, è quello di suggerire letture a post adolescenti annoiati, libri e autori che quasi mai verranno davvero degnati di uno sguardo e quindi potrei sostenere di essere fra le persone più preparate a dare suggerimenti di lettura, ma forse anche fra le meno ascoltate. È inutile che dica che mi si affollano nella mente decine di titoli di romanzi, raccolte di poesia, saggi e ne estraggo uno quasi a caso. L’autrice ha un nome complicato si chiama Auður Ava Ólafsdóttir, è, ovviamente islandese, non scrive thriller, ed è autrice di diversi romanzi, fra cui amo particolarmente “Il rosso vivo del rabarbaro”, titolo vagamente zuccheroso, ma l’originale credo lo sia meno, che racconta la storia di una famiglia scompigliata, di una ragazza che è un genio in matematica ma ha un grave handicap dalla nascita, della cima di un monte da raggiungere e della vita lenta e con variazioni minime in un villaggio islandese. Ah, dimenticavo e del rabarbaro, una pianta bellissima dal colore e dal sapore affascinanti, attenzione però, le foglie sono tossiche, solo i gambi rossi diventano commestibili. Una scrittura ferma e lenta ma che si muove, come una brughiera islandese. È una storia, anche, di buoni sentimenti, spesi con intelligenza e di accettazione di quello che siamo, di quello che sono gli altri. Dovrei dire, forse, ancora, che ho una pianta di rabarbaro nell’orto, il suo rosso è meraviglioso».
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