Incanta “Carol”, l’amore saffico di Cate Blanchett

CANNES. A Cannes l'amore piace saffico. Due anni fa, nel 2013, fu "La Vita di Adele" di Abdellatif Kechiche a conquistare la Palma d'Oro. In molti lo ricorderanno, almeno per sentito dire, se non altro per il clamore che aveva suscitato la lunga scena di amore e sesso tra le due giovani protagoniste con il volto e i corpi di Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. Ieri, sulla Croisette, proprio nella giornata mondiale contro l'omofobia, si è parlato ancora di amore saffico dopo la proiezione del film in concorso "Carol". Una storia romantica e raffinata, tratta da un romanzo di Patricia Highsmith e ambientata nell'America degli anni Cinquanta, in cui il regista Todd Haynes, a tredici anni da "Lontano dal paradiso", torna sull'argomento descrivendo l'amore "proibito" tra Carol e Therèse. La prima è una donna affascinante e sofisticata come l'attrice che la interpreta, Cate Blanchett, che per lo stesso autore aveva già recitato vestendo i panni di Bob Dylan in "Io non sono qui". Qui è una ricca signora della borghesia, in via di separazione dal marito, che incontra la giovane commessa e aspirante fotografa Therèse (Rooney Mara, nota per la sua impressionante somiglianza con Audrey Hepburn, enfatizzata nel film grazie agli abiti e alle acconciature dell'epoca). L'attrazione tra loro è immediata.
L'arrivo del film era stato preceduto da alcune chiacchierate affermazioni di Cate Blanchett sulla sua presunta bisessualità. Dichiarazioni pubblicate da "Variety", prima di fare il giro del mondo. «Vi dico com'è andata - smentisce l'attrice - almeno per come la ricordo io: mi è stato chiesto se ho mai avuto relazioni con delle donne in passato. Ho risposto che ho avuto molte relazioni con donne, ma se intendevano relazioni sessuali, allora no, non ne ho mai avute. Però la seconda parte della mia dichiarazione non è stata pubblicata. Comunque, il vero punto della questione è: che importa?». «Nel mondo - aggiunge - ci sono settanta paesi in cui l'omosessualità è ancora illegale, è pazzesco, viviamo ancora in tempi profondamente arretrati. La sessualità è una questione privata, ne abbiamo parlato parecchio facendo il film». Incalza anche Mara Rooney: «Abbiamo sicuramente fatto progressi, ma c'è ancora molto da fare».
Com'era accaduto per "La vita di Adele", anche la scena d'amore tra Carol e Therèse ha destato la curiosità dei giornalisti che hanno chiesto alle attrici se si sono sentite in imbarazzate all'ora di girarla. «Sicuramente aver partorito ha cambiato il mio concetto di nudità, ci sono moltissimi sconosciuti che mi vedono spogliata in quella circostanza - ha affermato la bella Cate - ma per quanto riguarda il film, il fatto che le scene d'amore fossero con una donna invece che con un uomo, non ha cambiato niente. Anzi, ripensandoci, direi che è stato piuttosto divertente». «Certo, c'era apprensione per quella scena - ammette l'attrice - ma solo perché si trattava di un momento importante per lo sviluppo della storia, non certo perché si trattava di una scena di sesso tra due donne». Amore, tormentatissimo e stavolta etero, a dimostrazione che la felicità e l'armonia non sono una questione di genere né di orientamento sessuale, anche nell'altro film in concorso della giornata. "Mon Roi", che porta la firma di Maïwenn, è la storia di una coppia burrascosa (Vincent Cassel e Emmanuelle Bercot), travolta dalla passione e incapace di costruire un rapporto equilibrato e maturo nonostante la forte attrazione reciproca e l'arrivo di un bambino. La descrizione (piuttosto superficiale) di un "amour fou" in cui si alternano promesse e tradimenti, felicità e menzogne, depressione e euforia in un loop senza uscita.
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