Italosvevo rinasce con le malattie letterarie

L’editore Alberto Gaffi manda oggi in libreria una nuova collana con due titoli firmati da Marco Rossari e Hans Tuzzi
Di Pietro Spirito

TRIESTE. Italo Svevo? «Rimedio al tabagismo, non sempre efficace». Urgenza di scrivere? «Ingannevole necessità di espellere dal proprio organismo materia imperfetta (talvolta persino fecale) in forma di parole». La poesia? «Malattia terminale, incurabile». Diceva Bobi Bazlen che, seppure Trieste «non ha dato grandi valori creativi, è stata un’ottima cassa armonica», una città «di una sismograficità non comune», nutrita di «tutta una grande cultura non ufficiale, libri veramente importanti e sconosciutissimi, ricercati e raccolti con amore, da gente che leggeva quel libro perché aveva proprio bisogno di quel libro». Osservazione acuta, senza dubbio, che l’editore Alberto Gaffi ha scelto a epigrafe per il varo delle neonate edizioni Italosvevo che, dopo una falsa partenza l’anno scorso con il libro illustrato di Ugo Pierri “E un tempo tornerà la pace”, poi ripudiato dall’autore («brutto libro mal stampato» lo definì), riprendono il largo con due titoli raffinati nell’altrettanto neonata collana della Piccola biblioteca di letteratura inutile: il “Piccolo dizionario delle malattie letterarie” di Marco Rossari, (pagg. 60, euro 10,00) e “Trittico” di Hans Tuzzi (pagg. 54, euro 10) da oggi in libreria. Due libriccini come si facevano una volta, raffinatissimi nella veste e nella grafica, stampati su carta Fabriano in carattere New Baskerville, a pagine intonse, volumetti che a tenerli in mano fanno venire una struggente nostalgia per quell’amor di libro che molti dicono al tramonto. E invece Gaffi si ispira a quei libri «sconosciutissimi e ricercati» di cui parla Bazlen per rilanciare un marchio storico per Trieste, mandando in campo due irregolari di vaglia: il giovane e brillante Marco Rossari (sue le citazioni a inizio articolo), traduttore e autore dello scanzonato libro “L’unico scrittore buono è quello morto”, e l’ex misterioso Hans Tuzzi, pseudonimo di Adriano Bon, scrittore e bibliofilo, con parecchi titoli all’attivo. Gli aforismi letterari di Rossari sono divertenti, dissacranti e spesso taglienti come devono gli aforismi, a dispetto di quanto scrive in prefazione, anzi, anti-prefazione - un ricalcitrante e graffiante Edoardo Camurri («non ho nulla da dire»), presentato come “padrino” di tutta la collana, che accusa apertamente l’amico Rossari di plagio. Tuzzi, invece, offre tre racconti fra il reportage e la riflessione filosofica, vere e proprie «associazioni mentali», o meglio «elzeviri morali», insomma esercizi di stile e di pensiero.

Secondo l’editore Alberto Gaffi «la collana che inaugura la rinascita della Italosvevo raccoglierà testi chiaramente letterari, ma non propriamente narrativi: la “Piccola biblioteca di letteratura inutile” si muoverà negli spazi appunto del reportage, delle divagazioni letterarie, divertissement, pamphlet, testi di letteratura filosofica o di saggistica dissacrante, brevi scritti morali, sempre nel segno della riflessione e della critica». «C’è un grande dire del ritorno al vinile nell’editoria - aggiunge il direttore editoriale della Italosvevo, Giovanni Nucci - del libro come oggetto e della qualità; noi faremo libri particolarmente curati, con carta di ottima qualità e copertine molto belle, abbiamo deciso di lasciare le pagine intonse, come si faceva un tempo, da dover tagliare col tagliacarte, per dare l’idea di un oggetto da accudire, però abbiamo anche la presunzione di pubblicare dei testi diversi da quelli che si trovano solitamente in giro». Con i primi due titoli, obiettivo raggiunto.

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