ITS Contest per 10 designer: premiati tutti i finalisti

Barbara Franchin: «Questi giovani sono la speranza di un futuro migliore»

Martina Seleni

«In questo momento storico caratterizzato dal buio e dall’incertezza, questi giovani artisti rappresentano la luce, la speranza in un futuro migliore». Lo ha affermato giovedì sera Barbara Franchin, fondatrice del concorso internazionale per giovani designer “ITS Contest”, dopo aver assegnato i riconoscimenti dell’edizione 2025.

Un’edizione che si è rivelata molto particolare, dal momento che fin da subito tutti i finalisti sono stati premiati come già vincitori: ITS ha optato per un modello collaborativo, abbandonando la sua veste di competizione per trasformarsi in un’esperienza di crescita condivisa.

Niente passerella, quindi, né capi d’alta moda indossati da modelle e modelli durante il consueto rito della sfilata.

La cerimonia del 20 marzo, che si è svolta all’interno di un suggestivo magazzino in Androna Campo Marzio, sembrava piuttosto una grande festa pensata per celebrare il talento dei dieci finalisti: Cindy Zhaohan Li (Cina), Gabrielle Szwarcenberg (Belgio), Macy Grimshaw (Francia), Maximilian Raynor (Regno Unito), Mijoda Dajomi (Germania), Naya El Ahdab (Francia), Patrick Taylor (Regno Unito), Qianhan Liu (Cina), Yifan Yiu (Cina) e Zhuen Cai (Cina). Tanto talento, tante idee e tante storie di vita, che grazie alla fantasia dei designer sono diventati abiti e accessori pieni di significati filosofici e simbolici.

Mijoda Dajomi, ad esempio, ha sfornato una collezione di cappelli futuristici che diventano il pretesto per immaginare come sarà il mondo tra qualche decennio, quando le risorse idriche inizieranno a scemare. I suoi cappelli sono costruiti come contenitori per il trasporto dell’acqua, e vengono indossati da figure che assomigliano a fantascientifiche sacerdotesse. Questi accessori servono alla stilista per lanciare un messaggio sul fenomeno del “climate change”.

Zhuen Cai, vincitrice di una borsa di studio offerta dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, ha colpito la giuria con una collezione che si ispira ai giardini tradizionali della dinastia Ming di Shanghai: un’opera originale, molto attenta al tema della sostenibilità ambientale e sociale, che non è per nulla influenzata dallo stile occidentale ma si rivela profondamente radicata nelle tradizioni millenarie cinesi.

Macy Grimshaw si è aggiudicata il premio della Swatch raccontando la storia della nonna malata di Alzheimer, dove la memoria che si disgrega e sparisce è metaforizzata dal sovrapporsi di diversi strati di carta. Lo stesso materiale riveste un ruolo importante negli abiti di Gabrielle Szwarcenberg, che ha vinto il premio di Vogue Eyewear parte di EssilorLuxottica con una collezione che si ispira a Harry Smith: un poliedrico artista americano che all’inizio degli anni ‘60 raccolse oltre 150 aeroplanini di carta, trovati per terra nelle strade di New York. A Yifan Yu è andata la borsa di studio della Fondazione Ferragamo, mentre Naya El Ahdab è stata insignita da WRÅD.

Patrick Taylor, invece, si è guadagnato ben due premi: quello di Modateca Deanna e quello di Pitti Tutoring & Consulting. Il designer inglese ha raccontato la sua passione per la vela e lo sci: due sport che secondo lui rappresentano la metafora dell'infanzia, perché presuppongono la capacità di andare verso l'avventura senza troppi pensieri, come si fa da bambini; eppure, richiedono regole ben definite e tanta disciplina. I vestiti di Taylor sono in parte molto strutturati, richiamando le posizioni di chi pratica questi due sport, ma al tempo stesso rappresentano dei limiti entro i quali ci si può muovere liberamente.

Molto fantasiose anche le creazioni di Cindy Zhaohan Li: si tratta di spazzole da portare a tracolla, come delle borsette. Questi oggetti sono costruiti in legno, pelle e setole, e richiamano le carezze che le madri fanno ai loro bambini, prima che si addormentino. Qianhan Liu ha invece presentato una collezione in cui mescola gli stili dell’est asiatico e dell’East Cost americana, uniti attraverso l’uso di un materiale che richiama il legno.

Ma il riconoscimento più importante, l’ITS Jury’s Rewarding Honours, è stato assegnato a Maximilian Raynor: il designer britannico ha realizzato una collezione legata a un progetto cinematografico, da lui stesso prodotto. Si tratta di uno short movie in stile Tim Burton, in cui i personaggi vivono all’interno di una sorta di purgatorio.

Le opere dei finalisti andranno ad arricchire la collezione di ITS Arcademy, il museo della moda contemporanea in via Cassa di Risparmio 10: dal 27 marzo l’esposizione Borderless, che ieri è stata inaugurata alla presenza del sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, sarà aperta al pubblico e visitabile da tutti i triestini. —

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