Jojo Rabbit è un fan di Hitler la storia in versione macchietta

ROMA. Non è certo la prima volta che la sulfurea figura di Adolf Hitler viene cucinata in commedia. È il caso anche di “Jojo Rabbit” del regista neozelandese Taika Waititi (What We Do In The Shadow), film d'apertura del 37° Torino Film Festival dopo aver vinto il premio del pubblico a Toronto e ora in sala dal 16 gennaio con la Fox. Una singolare commedia nera con un esplicito intento morale: «Non volevo fare un film zuccheroso sul nazismo, ma piuttosto una satira anti-odio» ha sottolineato il regista, che nel film interpreta Hitler. Il film racconta la storia di Jojo (Roman Griffin Davis), un ragazzino di dieci anni nella Germania nazista vicina alla sconfitta, irriducibilmente fedele al Führer, tanto da averlo come amico immaginario. Dopo un incidente durante l'addestramento, il giovane, che sembra uscito da Moonrise Kingdom di Wes Anderson, scopre che la madre (Scarlett Johansson) offre rifugio a una ragazza ebrea. È troppo per lui. Molte delle sue convinzioni cominciano a sfaldarsi, mentre è sempre più frequente in Jojo la domanda: cosa significa davvero essere nazisti? In fondo Jojo, questa una delle tesi del film, è solo un ragazzino che non sa neppure esattamente quello che pensa in un mondo più grande di lui. Per lui e il suo amico Yorki, ci sarà comunque ancora il tempo per la redenzione, mentre il vecchio sistema in cui sono cresciuti crolla.
Con Jojo Rabbit torna al cinema la figura di Hitler in maniera ironica dopo film come “Lui è tornato” e, in chiave più demenziale, “Kung Fury”. Una lunga linea di lavori che partono dal Grande dittatore di Chaplin fino a La vita è bella di Benigni e a Bastardi senza gloria di Tarantino. Nel caso dell'Hitler dì Waititi la figura del dittatore ha una chiave molto macchiettistica, è la proiezione di un bambino. Dice il regista, che ha sangue maori, russo ed ebraico: «Mi sembra oggi di rivivere gli anni Trenta, quando la gente mormorava per strada: 'Hey, dopo la Prima Guerra Mondiale non commetteremo più gli stessi errori. Il mondo sarà un posto migliore’. Un'illusione. Sta succedendo di nuovo. L'ignoranza e l'arroganza sono un grosso difetto del genere umano. Azzerano la nostra memoria. Dobbiamo trovare un modo nuovo e immaginifico di reagire e raccontare la storia con la S maiuscola. E farci ascoltare dalle giovani generazioni». —
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