Joyce fa ancora Scuola con i suoi “dubliners” irlandesi nati a Trieste

di Elisabetta d’Erme La 18° edizione della Trieste Joyce School si inaugurerà all'auditorium del Revoltella il 29 giugno alle 18 con “The Dubliners Dilemma” un one-man-show dell'acclamato performer...
Di Elisabetta D’erme
Silvano Trieste 01/08/2012 James Joyce
Silvano Trieste 01/08/2012 James Joyce

di Elisabetta d’Erme

La 18° edizione della Trieste Joyce School si inaugurerà all'auditorium del Revoltella il 29 giugno alle 18 con “The Dubliners Dilemma” un one-man-show dell'acclamato performer irlandese Declan Gorman, e si chiuderà la sera del 5 luglio con lo spettacolo in dialetto triestino “Per grazia ricevuta” a cura di Laura Pelaschiar per la regia di Maurizio Zacchigna.

Il significato e la centralità dell'opera di Joyce nella letteratura contemporanea verranno analizzate nel corso della settimana da ospiti provenienti da università americane, irlandesi, britanniche e della Nuova Zelanda. Presenze tra i partecipanti da ogni parte d'Europa, Usa, Singapore, Turchia, Azerbaijan, Iran e Pakistan. Ospite d'onore sarà lo scrittore irlandese Dermot Bolger, tradotto in Italia da Fazi. L'autore incontrerà il pubblico mercoledì 2 luglio alle 20 al Caffé San Marco. La Scuola, ormai famosa nel mondo, oltre ai nomi più prestigiosi degli studi joyciani, assicura un ambiente ospitale e aperto che favorisce la creazione d'uno spirito di comunità tra gli appassionati di Joyce. Quindi non solo lezioni e seminari, ma anche stimolanti eventi conviviali, letterari, poetici, musicali e teatrali. Il tutto nella suggestiva cornice della città di Trieste, dove Joyce visse e ebbe famiglia, e che portò sempre con sé in ogni nuova tappa del suo esilio. Il programma completo si potrà trovare sul sito http://www2.units.it/triestejoyce/.

Abbiamo chiesto a John McCourt, che è stato con Renzo Crivelli il co-fondatore della Trieste Joyce School, di parlarci di questo evento, nato nell'ormai lontano 1996, e delle sue prospettive future.

Nel mondo, gli eventi joyciani si moltiplicano sempre più. Come far fronte alla concorrenza?

«La concorrenza si può fronteggiare continuando a fare ricerca originale e d'alto livello, offrendo eventi innovativi che incidono sulla città contemporanea e investendo sulla promozione, in modo che si sappia che tra giugno-luglio Trieste è la casa di Joyce, la città che egli definì “la mia seconda patria”, ed in cui è nato il più grande personaggio del romanzo moderno, Leopold Bloom».

La Trieste Joyce School è ormai diventata maggiorenne: cosa farà da grande?

«La Scuola è arrivata felicemente alla sua 18° edizione ed è importante che col tempo non si sia snaturata. Non è, infatti, l'ennesimo banale convegno accademico. Durante le lectures aperte al pubblico che si tengono dal lunedì al sabato al Revoltella (ore 9.30-13) viene dato ampio spazio agli speakers per sviluppare i loro temi e discuterli con gli altri partecipanti. Il cuore della scuola sono i seminari pomeridiani riservati agli iscritti e condotti da grandi studiosi come Fritz Senn e Ron Ewart. Certo bisognerà continuare a coltivarne l'alto livello e l'internazionalità, come pure la fondamentale partecipazione dei triestini, importanti mediatori delle peculiarità culturali della città. Non si deve dimenticare che la Scuola attrae persone da più di 20 paesi e diversi continenti. Come molti maggiorenni in Italia, la Trieste Joyce School resta, ahimè, in una situazione di precarietà economica. Ogni anno entriamo in ansia per i finanziamenti. Il sostegno che abbiamo sempre avuto dalla CRTrieste resta fondamentale, nonché il supporto del Comune, dell’Ambasciata d’Irlanda in Italia e dell’Agenzia per la Promozione della Cultura Irlandese–Culture Ireland. Il sogno è quello d'avere la garanzia di un finanziamento triennale che ci permetterebbe di crescere e d'ampliare la nostra capacità d'essere motore di turismo culturale per la città».

Ospite d'onore sarà quest'anno un grande scrittore, tra i più attenti alle dinamiche sociali e ai cambiamenti in atto nella società irlandese contemporanea: Dermot Bolger...

«Bolger, come in passato tanti altri grandi scrittori irlandesi (basti ricordare John Banville o Edna O'Brien) ha accettato con entusiasmo questo invito proprio perché proveniva da Trieste e non da una città qualsiasi. In Irlanda i successori di Joyce nutrono gran curiosità per il luogo dove il loro connazionale ha vissuto per oltre un decennio. Inoltre, la Scuola s'è guadagnata un’ottima fama come centro di ricerca e come una delle migliori summer schools letterarie al mondo che, pur mantenendo un alto livello accademico, offre anche spunti culturali e sociali molto particolari e divertenti».

1904-2014. Quest'edizione ha luogo in un anno ricco d'anniversari joyciani, come la pubblicazione di “Gente di Dublino”. Come lo festeggerete?

«Il centenario di Dubliners è molto importante anche per Trieste, visto che la maggior parte di quei racconti furono scritti qui e fu da Trieste che Joyce, dopo 7 anni di frustrazioni editoriali, riuscì infine a farli pubblicare a Londra. La nostra idea era di festeggiare con lo spettacolo teatrale tratto da “Gente di Dublino” “Grace - Per grazia ricevuta” con la traduzione di Laura Pelaschiar e l’adattamento suo e di Maurizio Zacchigna per la Casa del Lavoratore Teatrale. Doveva essere il “centrepiece” delle celebrazioni di Bloomsday, invece è saltato per maltempo. Si doveva fare all’Orto Lapidario che non è, ahimè, attrezzato per la pioggia. Desidero scusarmi con tutte le persone che sono venute, numerose, per assistere allo spettacolo. Recuperiamo quindi questo evento durante la Scuola Joyce: ci saranno due spettacoli, entrambi al Revoltella, sabato 5 luglio, il primo alle 18 e l'altro alle 21».

Quale è il suo bilancio del Bloomsday triestino di quest'anno?

«Negli ultimi anni la Trieste Joyce School – nelle persone di Renzo Crivelli, Laura Pelaschiar, e il sottoscritto – ha organizzato un Bloomsday triestino assieme al Museo Joyce e all’area Cultura del Comune. È un evento molto più popolare della Scuola Joyce, un modo per avvicinare le persone che leggono e che amano la cultura al mondo di questo grande scrittore. Quest'anno è durato tre giorni ed è stato un grande successo. Ha attirato un pubblico nuovo - un mix di triestini curiosi di sapere qualcosa di più su questo famoso concittadino adottivo, e di non triestini: ne ho incontrati di arrivati dagli Usa, Canada, Slovenia, Torino, Milano, Verona. Bloomsday ha quindi grandi potenzialità; con le risorse giuste (economiche e organizzative) potrebbe diventare assieme alla Scuola Joyce un momento trainante della 'Trieste Estate', una sorta di grande Barcolana della letteratura, capace d'attrarre l’attenzione anche dei media internazionali».

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