La bambina contesa tra genitori incapaci di saper essere adulti

I bambini ci guardano. Anzi, continuano a guardarci. E, come ai tempi del film di Vittorio De Sica, sono loro a segnalarci le inadeguatezze degli adulti. Nel film di Scott McGehee e David Siegel “Quel che sapeva Maisie” a osservare il mondo “dei grandi” è Maisie, interpretata dalla straordinaria piccola attrice Onata Aprile. Maisie ha sei anni e, come tanti bambini, si ritrova improvvisamente al centro della turbolenta separazione dei suoi genitori, una cantante rock molto assorbita da se stessa (Julianne Moore) e un venditore d’arte molto assorbito dal suo lavoro (Steve Coogan, il bravo attore inglese già visto in “Philomena”). A occuparsi di Maisie, ad accompagnarla a scuola, giocare con lei, farle fare i compiti e prepararle da mangiare, è prevalentemente la sua babysitter Margo (Johanna Vanderham). In tribunale intanto i genitori si danno battaglia per l’affidamento, arrivando addirittura a risposarsi su due piedi (il papà con la babysitter, la mamma con un amico barista) per accampare sulla piccola più diritti legali. E così Maisie, finita in affidamento congiunto, nei passaggi tra le case dei genitori viene spesso dimenticata a scuola, lasciata più giorni del previsto dall’uno o dall’altra, abbandonata come un pacco davanti al portone. E noi spettatori, poco a poco, riscopriamo “quel che sapeva Maisie”, ovvero che il mondo degli adulti è un gran caos, che parole monumentali come “matrimonio” nascondono spesso abissi di variabili («Ma tu e papà siete davvero sposati, o fate finta?», chiede a un tratto la piccola alla babysitter), che i genitori possono volerti bene, ma allo stesso tempo non saper fare i genitori. E non a caso saranno proprio i due nuovi coniugi di mamma e papà a conquistare il cuore di Maisie con le due cose di cui i bambini hanno più bisogno: amore e tempo, in egual misura.
Il film è tratto da un romanzo d’altra epoca, “What Maisie Knew” di Henry James del 1897. L’ambientazione è attualizzata a oggi ma, più di cent’anni dopo l’originale, i temi rimangono gli stessi: la difficoltà di educare, l’irresponsabilità di tanti adulti, il modo in cui il rapporto con un bambino ci mette di fronte a noi stessi, denudandoci (e per questo spesso spaventa). “Quel che sapeva Maisie” mette tanta carne al fuoco: è un ritratto veritiero della confusione, emotiva e di aspettative, in cui cadono tante famiglie contemporanee, che spesso si disgregano e poi riaggregano in nuclei allargati dove l’affettività può trovare nuovi, inaspettati percorsi. Ma parla anche di come i figli possano diventare nelle “coppie scoppiate” uno strumento di autoaffermazione per dimostrare di essere persone migliori dell’ex partner.
Per raccontarci tutto questo i registi piazzano la macchina da presa ad altezza bambino facendoci ritrovare gli scorci, i punti di vista, le proporzioni visive dell’infanzia. A differenza di tanti altri film con al centro dei bimbi, questo ha il merito di restare coerente e non perdere mai il punto di vista di Maisie: McGehee e Siegel non sono Truffaut, ma certo molta ispirazione dev’essere venuta da “Gli anni in tasca”. E i pregi non finiscono qui: la sceneggiatura riesce miracolosamente a non scadere mai nella retorica, gli attori giocano bene sulle sfumature di una vicenda dove gli unici grandi eventi sono gli scompigli del cuore. Julianne Moore, che abbiamo appena visto in “Maps to the Stars” nel ruolo di un’attrice di Hollywood e qui ritroviamo in quello altrettanto nevrotico di una rockstar, è la più brava: restituisce con intensità la figura di una madre più incapace che colpevole. Alla fine, viene da pensare che l’adulto che non sa rapportarsi coi bambini è un adulto mancato: un concetto quasi sovversivo in una contemporaneità, la nostra, mai così segnata da un’adolescenza protratta fuori tempo massimo. Presentato al Toronto Film Festival 2012, amatissimo dalla critica internazionale e acclamato come uno dei migliori adattamenti cineamtografici degli ultimi anni, “Quel che sapeva Maisie” colpisce per la sua verità: è un film piccolo, ma che consigliamo di non lasciarsi sfuggire.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








