La notte del “Console” con la sua schiava

Marco Vichi firma un racconto storico che si fa metafora dell’epoca attuale
Ancient rome --- Image by © Kirsten Ulve/Corbis
Ancient rome --- Image by © Kirsten Ulve/Corbis

Siamo al tempo di Nerone, e “Il Console” (Guanda, pagg. 174, euro 14,00) scrive una lunga lettera alla più giovane sorella Drusilla, che vive nella lontana Britannia, in cui le racconta cosa gli accadde una notte di trent’anni prima, quando sul trono imperiale c’era ancora Tiberio, anche se ormai si era ritirato nella sua villa di Capri non volendo più fare ritorno a Roma. Convocato da Tiberio, il console si recò nella villa di Capri dove, per dovere di ospitalità, gli venne assegnata una schiava.

Era una donna bellissima, racconta il console alla sorella, di nome Lena, originaria della Giudea, ed era cristiana. Anzi, Lena, cioè Maria Maddalena, aveva conosciuto Gesù, e la sua fede era tanto forte da renderla consapevole di essere protagonista di nuova epoca.

Quella notte tra il console romano e la schiava si apre un confronto serrato, drammatico, sul filo della sensualità, in cui si mettono in gioco due visioni del mondo, due modi di concepire amore, vita e verità.

Così Marco Vichi lascia da parte il commissario Bordelli e le sue affascinanti avventure nella Firenze degli anni Sessanta per darsi al racconto storico di impianto classico, non senza qualche anacronismo (si parla di Stato, che quale entità politica si affermò in Europa solo tra il XIII e il XIV secolo), nell’intento di individuare nei turbolenti tempi antichi una metafora valida anche per l’oggi: la gestione del potere e il momento di transizione, il passaggio a nuove epoche attraverso una realtà fatta di violenze e incertezze.

La parte migliore di questo racconto lungo, più che romanzo, rimane la capacità di Vichi di rendere vivi i suoi personaggi, di creare tensione narrativa ogni qualvolta, come il suo console, l’autore si interroga davvero perché «non è facile capire fino in fondo quel che si muove dentro di noi, orientarsi nella foresta di sentimenti che di continuo ci troviamo ad attraversare».

Pietro Spirito

Riproduzione riservata © Il Piccolo