La poesia di Cattafi, cruento atto esistenziale

Massimo Gezzi è poeta e critico. Ha pubblicato cinque raccolte tra cui “Il numero dei vivi” (Donzelli) e meritato diversi premi come il Carducci, il Premio Tirinnanzi e il Premio svizzero di...

Massimo Gezzi è poeta e critico. Ha pubblicato cinque raccolte tra cui “Il numero dei vivi” (Donzelli) e meritato diversi premi come il Carducci, il Premio Tirinnanzi e il Premio svizzero di letteratura. È stato tradotto in francese e tedesco. I suoi versi sono caratterizzati da un ritmo asciutto, frontale e da un realismo simbolico quasi sempre declinato al sociale, ai limiti del contemporaneo, ma anche alla dimensione umana più esistenziale. Continua a svolgere un energico lavoro di ricerca e critica. Ha curato (con T. Stein) “L'autocommento nella poesia del Novecento: Italia e Svizzera italiana” (Pacini Editore), l’edizione commentata del “Diario del ’71 e del ’72” di Eugenio Montale (Mondadori), l’Oscar “Poesie 1975-2012” di Franco Buffoni (Mondadori) e le “Poesie scelte” di Luigi Di Ruscio (in uscita nel 2019 per Marcos y Marcos). Vive a Lugano, dove insegna italiano e collabora con la Radiotelevisione della Svizzera italiana.

Il suo consiglio va a uno dei più rilevanti poeti del secondo dopoguerra: «Uno dei libri che mi ha segnato di più, come lettore e come scrittore di versi, è “L’osso, l’anima” di Bartolo Cattafi, uscito per Mondadori nel 1964. Un libro in cui la poesia, che ancora tendevo a immaginare come qualcosa di “cantabile” e armonioso, diventava gesto verbale potente e percussivo, a volte persino spiazzante, senza mai diventare né un gioco né un proclama. Quei versi di Cattafi parlavano di viaggi per mare o di incontri misteriosi, si rivolgevano frontalmente a un tu per insultarlo o per sbattergli in faccia che le cose andavano male, con un lessico preciso e affilato, privo di alonature semantiche. È un libro, quello di Cattafi, che sa coniugare o far confliggere gli opposti: l’osso (la materialità e persino la rudezza dell’esistenza) e l’anima, per l’appunto, cioè i nostri desideri e speranze di uomini e donne. “Poesia è dunque per me avventura, viaggio, scoperta”, ha scritto una volta Cattafi, “cruento atto esistenziale”: da quanto ho incontrato le sue pagine anche per me la poesia somiglia un po’ di più a qualcosa del genere».



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