Le idee di Basaglia incantano il Giappone in lotta con i manicomi

Tradotte dall’editrice nipponica Iwanami shoten  le “Conferenze brasiliane” a cura di Franca Ongaro
Per ripensare criticamente l’assistenza alla salute mentale il Giappone si affida all’opera di Franco Basaglia. Sbarca nel Paese del Sol Levante, pubblicata dalla casa editrice Iwanami shoten, la terza opera monografica sulla riforma psichiatrica basagliana. S’intitola “Basaglia Kouen roku Jiyu koso ciryo da – Italia Seisinhoken Kotohajime” ed è la traduzione di “Conferenze brasiliane”, libro a cura di Franca Ongaro Basaglia, moglie dello psichiatra, e di Maria Grazia Giannichedda, attiva nel movimento di riforma psichiatrica. Di questo libro esistono già traduzioni in portoghese, spagnolo, tedesco, francese, greco. Il volume raccoglie le conferenze che Franco Basaglia tenne a San Paolo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte tra il 18 giugno e il 7 luglio 1979 e, a quasi quarant’anni dalla “legge 180”, è uno dei modi migliori per avvicinare i più giovani al suo lavoro e alle sue idee, oltre che per fare un bilancio delle ragioni e dei metodi di chi ha voluto quella riforma e ne ha preparato il terreno.


In Giappone questa è la terza pubblicazione che riguarda Franco Basaglia e la sua rivoluzione. La prima fu “Seishin byouin wo suteta Italia sutenai Nihon” (Italia senza manicomi, Giappone con manicomi, 2009), di Kazuo Okuma, giornalista e vincitore nel 2008 del premio Basaglia, che per la prima volta fece conoscere la riforma in suolo nipponico. La seconda è “Seishin byouin no nai shakai wo mezasite” (Basaglia, una biografia, traduzione del 2016 di Tetsutada Suzuki e Toshihiko Ouchi) dell’ex presidente della Provincia di Trieste Michele Zanetti, in prima fila con Basaglia nel dare vita alla riforma dei manicomi, e del giornalista Francesco Parmeggiani. Infine le “Conferenze brasiliane”, tradotte da Kazuo Okuma, Toru Kajiwara, e dalla coppia Tetsutada Suzuki e Toshihiko Ouchi, due studiosi giapponesi che grazie alla loro lunga presenza a Trieste hanno avuto modo di tastare con mano i risultati della rivoluzione basagliana e conoscere alcuni dei suoi protagonisti. La traduzione dell’opera di Basaglia per loro è diventata una missione: «Contribuendo alla conoscenza della più radicale riforma che ha interessato il sistema psichiatrico italiano – spiegano i due – vorremmo fornire un esempio concreto per stimolare la riforma del nostro sistema psichiatrico. In Giappone infatti la psichiatria occupa una posizione che è anomala nell’intero panorama mondiale». Negli ultimi 30 anni il numero dei letti per degenti psichiatrici è diminuito in tutti i Paesi sviluppati, tranne che nel Sol Levante, dove invece sono drasticamente aumentati: sono oltre 300mila a fronte di una popolazione di 127 milioni di persone. Il 90 per cento di questi posti letto si trova in cliniche private, per le quali il guadagno viene prima della vita dei pazienti. Dato che il guadagno è direttamente proporzionale al numero dei ricoverati, i letti devono essere sempre pieni, tanto che spesso vengono riempiti ospitando malati di Alzheimer e anziani. Insomma, in Giappone la situazione della “porta chiusa” nella salute mentale non è ancora cambiata, complici la passività delle amministrazioni locali e l’aperta opposizione delle cliniche private.


«Con il progetto di chiudere i manicomi e di sostituirli con un sistema territoriale e comunitario di cura psichiatrica incentrato sui bisogni dei malati di mente, Basaglia e i suoi collaboratori negli anni Sessanta e Settanta destarono l’interesse ben oltre i confini nazionali», ricordano i traduttori nella postfazione al volume appena pubblicato. Quegli anni videro Basaglia impegnato in una febbrile attività di conferenziere in giro per il mondo: le conferenze in Brasile sono di quel periodo. E rappresentano il testamento fatto in prima persona del pensiero e della prassi basagliana, perché nel 1980 Basaglia morì, a soli 56 anni, per un tumore al cervello. Le risposte dello psichiatra italiano alle domande del pubblico brasiliano, ricche di verve sagace e humor, ne restituiscono interamente il fascino traboccante di umanità. “L’ottimismo della pratica”, che compare nei discorsi di Basaglia contrapposto al “pessimismo della ragione”, “è un messaggio che travalica i tempi – scrivono i traduttori –. Lo psichiatra veneziano ci insegna così a cercare la speranza, continuando a dedicarsi alle proprie responsabilità concretamente. La vita di Basaglia è la testimonianza che questo impegno è il segreto per rendere possibile l’impossibile” .


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