Le molestie di Weinstein in un film

Lo produrrà anche Brad Pitt, che affrontò a muso duro il potente produttore

NEW YORK. Com’era prevedibile dopo l’eco globale che ha avuto in tutto il mondo, ora il caso Weinstein diventa un film. E tra i produttori ci sarà anche Brad Pitt, che con la sua casa di produzione ha acquistato i diritti della vicenda raccontata dalle giornaliste del New York Times Jodi Kantor e Megan Twohey che, partendo da un memo del 2015, hanno ricostruito il sistema di prevaricazione e minacce con cui Weinstein metteva a tacere le sue vittime. Proprio pochi giorni fa il New York Times e il New Yorker (con il suo giornalista Ronan Farrow, unico figlio naturale di Woody Allen e Mia Farrow) hanno vinto il Premio Pulitzer — il più prestigioso premio giornalistico americano — per il servizio pubblico reso grazie agli scoop su Weinstein che hanno portato in luce le violenze e le molestie dell’ormai ex produttore più potente di Hollywood.

Il film racconterà il dietro le quinte del lavoro di inchiesta delle due giornaliste, con un impianto narrativo che può ricordare “Il caso Spotlight”, il film del 2015 premiato con l’Oscar che svelava l’indagine del Boston Globe sugli abusi sessuali nella chiesa cattolica. Il film su Weinstein sarà prodotto da Annapurna Pictures(tra i suoi film, “Detroit” di Katryn Bigelow, l’unica donna ad aver vinto l’Oscar come regista, e “Il filo nascosto”, l’ultimo film di Daniel Day Lewis): ma c’è anche la società che ha prodotto “Il caso Spotlight”, il film (anche lui da Oscar) e da Plan B Entertainment, la casa di produzione di Brad Pitt (ha prodotto i film da Oscar “12 anni schiavo” e “Moonlight”, tra i tanti).

L’attore era stato uno dei pochi in passato a non far finta di niente sui comportamenti viscidi del produttore. Erano gli anni ‘90 ed era fidanzato con Gwyneth Paltrow quando lei venne convocata da Weinstein per «un incontro di lavoro» che prese la solita schifosa piega. L’attrice riuscì a fuggire e raccontò tutto a Brad Pitt che affrontò Weinstein in pubblico: «Brad gli andò addosso - raccontò una fonte anonima - lo afferrò e gli disse: “Non farai mai più una cosa del genere a Gwyneth”», aggiungendo che ci sarebbero state gravi conseguenze se ci avesse riprovato.

L’inchiesta delle due reporter ha provocato la fine di uno dei padroni di Hollywood, sollevato uno degli scandali a catena più grandi della storia recente (non solo a Hollywood, non solo nel cinema) e fatto nascere i movimenti #MeToo e Time’s Up. In pratica ha fatto per Harvey Weinstein quello che Bob Woodward e Carl Bernstein fecero, con la loro inchiesta sul Washington Post, a Richard Nixon, allora (1972-’73) presidente Usa. L’articolo uscì il 5 ottobre 2017 sul New York Times: titolo, “Harvey Weinstein Paid Off Sexual Harrasment Accusers for Decades”, con dichiarazioni e rapporti. Il produttore fu subito licenziato dalla Miramax e allontanato dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. In parallelo Ronan Farrow pubblicava la sua storia sul New Yorker. Oggi non si contano le denunce contro Weinstein, il cui impero è crollato.

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