Le promesse della moda pensionano il total black e seguono la via tecno zen

Anche due italiani tra i giovani creativi di tutto il mondo che il 16 luglio a Trieste si contenderanno la vittoria
Di Patrizia Piccione

di PATRIZIA PICCIONE

E, infine, dopo una sofferta maratona di una settimana per selezionare i finalisti - solitamente dieci a singola sezione, vale a dire Its Fashion, Its Accessories, Its Artwork e Its Jewellery - che parteciperanno venerdì 15 e sabato 16 luglio a Trieste alla quindicesima edizione di Its, l'International Talent Support, la giuria internazionale del contest intercetta aspiranti stilisti, non riuscendo a eliminare dalla rosa dei possibili candidati nessuno, ha deciso di fare uno strappo alla regola.

Considerata l'alta qualità dei lavori presentati e l'altrettanto alto tasso di creatività che sprizzava dai 935 portfolio provenienti da 78 paesi, per un totale di 200 scuole di 53 nazioni del pianeta, i giurati sono stati adamantini nel non sacrificare agli dei il potenziale progetto, diciamo così, in esubero.

A calcare il 16 luglio al Salone degli Incanti la passerella nella sezione di Its Fashion alla serata clou, quella della premiazione, saranno infatti quest'anno le visionarie collezioni di undici finalisti. Invariati invece - ovvero sempre 10 - i candidati prescelti per le aree "Accessories", "Artwork" e "Jewellery".

«Restringere il campo per comporre la squadra dei finalisti è stata davvero un'impresa che ha messo non poco in difficoltà la giuria - commenta dalla sede di Eve, l'agenzia promotrice del concorso internazionale per giovani stilisti provenienti dalle migliori accademie e scuole di moda dei cinque continenti, la fondatrice e anima del premio, Barbara Franchin -. I ragazzi hanno affinato la capacità di raccontare e presentare con grande cura i loro progetti. Inviano dei portfolio che vanno ben oltre la spiegazione tecnica e la descrizione sintetica del lavoro. Sono infatti dei coinvolgenti diari work in progress che esprimono la passione, l'impegno e il particolarissimo guizzo creativo da cui sono nati».

Giovani molto diversi tra loro, culturalmente e per impostazione accademica, legati però da una comune sensibilità per intercettare i messaggi di una società in continuo cambiamento, situazione che evolve in nuove dinamiche di pensiero estetico. Come raccontano i portfolio, corposi libroni in tessuto e stringhe di pelle, con all'interno ben allineate le cartelline con i campioni dei materiali utilizzati; scatole in perspex con gli scomparti da cui occhieggiano tralci di colorati materiali gommosi; scatole in legno impilate come cestelli per cuocere al vapore, con all'interno bizzarri monili; severe cartelle costruite con pignola linearità per una sorta di set fotografico che racconta il dietro le quinte del percorso evolutivo di un progetto: i portfolio rilevano di fatto, come amano paragonare a Its, un sismografo, anno dopo anno, le onde creative della young generation di stilisti e designer.

Pescando nella "nursery", così sono affettuosamente chiamate le cullette-porta faldoni che custodiscono i portfolio finalisti delle quattro aree, tra i progetti, saltano all'occhio alcuni tematiche comuni, o meglio, macro tendenze in cui si riflettono le innovative idee delle beautiful mind in concorso. Così come la predilezione per gli extra volumi e i dettagli tecnologici, a confermare il rapporto simbiotico dell'uomo del terzo millennio con l'hi-tech.

Ad esempio, l'allure zen della monaca con cappottone over size ultra spartano da un lato, e le polsiere da guerriera metropolitana dall'altro, della tedesca Hayk Gabrielyan (finalista fashion). Mentre i sensori-rileva funzioni vitali (ma la gamma degli utilizzi è pressoché infinita) del gioiello in colorato neoprene applicati ai bijoux post moderni della kazaka Tatiana Lobanova, rappresentano invece il lato etico e non solamente "ricreativo" della tecnologia applicata alla moda.

Condivisi e intrecciati nel fil rouge della quindicesima edizione di Its dedicata all’Utopia, ovvero il concept scelto per l'importante compleanno del concorso internazionale, la marcata impronta del concetto "agender" di fashion, che da meno dell'uno per cento nelle collezioni della scorsa edizione, è passato quest'anno al 31 per cento. Creazioni cioè non etichettabili per genere, per abiti, accessori e gioielli destinati tout court all'individuo.

Anche il total black non abita più le corde dei designer, che portano la loro visione del futuro prossimo sperimentando invece le infinite potenzialità dei materiali tecnici, mischiando texture e colori, per creazioni tra moda, fantascienza e a volte qualche tocco di horror gotico.

A incarnare l'estetica in chiave raffinata nel book di presentazione della lituana Birute Mazeikaite (finalista Artwork), una creatura da favola noir giapponese, avvolta in un bozzolo di gomma nera, con cucite a mano in rilievo fettucce rosso lacca e bianco, a stemperare il tradizionale binomio rouge-noir del Sol levante. E per stilare una piccola classifica sulla provenienza geografica dei giovani talentuosi designer in finale a Its 2016, c'è una corposa presenza di giovani dal vecchio Continente, tra Austria, Germania, Danimarca, Svizzera, Spagna, Slovenia, Francia, Inghilterra, tra cui due italiani: il trentino Marco Baitella (sezione Artwork) e la pugliese, diplomata all'accademia di design di Roma, Ilaria Fiore (Accessories), con una collezione nel segno dell'integrazione tra materiali. Protagonisti fascianti zaini-corpetto in pelle color mattone che avvolgono come un tutt'uno il dorso di abiti di lana scivolati; bracciali torchon che dalla spalla del vestito scendono ad avviluppare il polso; borse uso collare, o viceversa.

Alta, come da tradizione, la rappresentanza dei finalisti dal Far East, tra Giappone, Corea, Cina, Taiwan, India, Malesia, Sud Corea e Indonesia e, per il resto del mondo, ci sono invece Russia, Nuova Zelanda, Lituania, Kazakhstan, Paraguay. Con i magnifici 41 giovani stilisti selezionati che il prossimo 16 luglio parteciperanno alla serata finale, la "Its family" degli ex finalisti - per la maggior parte dei quali la piattaforma acchiappa talenti è stata di nome e di fatto il trampolino di lancio nel mondo della moda - supererà i cinquecento "iscritti".

E, sempre a proposito di numeri, con i quasi mille portfolio recapitati quest'anno nella sede di Eve, l'archivio nella mansarda del palazzo di piazza Venezia ospiterà oltre 16mila progetti, un micro cosmo di creatività, meta di viaggi studio da scuole e accademia di fashion e design internazionali.

«Che però - spiega Franchin - è più che al limite, e deve quindi trovare una collocazione adeguata al ruolo di laboratorio e contenitore di idee. Organizzare le visite, così com'è ora, non è semplice né tanto meno agile. Ci vuole un luogo con degli spazi per fare sì possa essere davvero condivisibile con l'esterno».

Tra i membri della giuria che hanno giudicato, e che dovranno, a luglio a Trieste, decretare i vincitori delle quattro aree di Its 2016, il direttore artistico di Balenciaga, Demna Gvasalia, l'imprenditrice Deanna Ferretti, il fashion editor D Repubblica, Simone Marchetti, Sarah Mower, del British Fashion Counsil, la presidente di Alta Roma, Silvia Venturini Fendi e, ancora, Angelo Flaccavento, giornalista e critico indipendente di fashion, la stilista Iris Van Herpen, Sara Maino, senior editor di Vogue Italia e Vogue Talents, il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa. Oltre, naturalmente, a Barbara Franchin, direttrice e fondatrice di Its, che da quindici anni porta a Trieste autentici talenti sparsi nel mondo. E molti di loro, poi, trovano una giusta collocazione nelle più prestigiose maison di moda.

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