L’impulso creativo di Mirò incanta Mantova

Alle Fruttiere di Palazzo Te in mostra 53 capolavori dell’artista catalano e la ricostruzione dei suoi atelier di Maiorca
Di Marianna Accerboni

Il segno eccellente, fantastico e innovatore di Joan Mirò è in mostra a Mantova nella prestigiosa sede delle Fruttiere di Palazzo Te, in una rassegna intitolata "Mirò. L'impulso creativo", che propone un'importante sequenza di 53 capolavori del celebre artista catalano, nato nel 1893 a Barcellona da una famiglia di artigiani e morto novantenne nel 1983 a Palma di Maiorca: un'esposizione di grande richiamo e respiro internazionale, composta da olii di sorprendente bellezza e arazzi coloratissimi, ma anche terrecotte, bronzi, e disegni. Pensata e costruita ad hoc per gli ampi spazi del monumentale edificio cinquecentesco, fornisce chiavi di lettura diverse del lavoro del maestro, mettendo a nudo, attraverso le 5 sezioni di cui si compone, la passione, la forza interiore e il desiderio che lo accompagnarono durante tutto il suo percorso creativo.

Non una retrospettiva dunque, ma un importante, vivo e dettagliato affondo sulla sua personalità artistica e umana, rilette attraverso opere quali per esempio l'enorme "Senza titolo" del 1974, il "Personaggio e uccello" del '76, l'arazzo "La lucertola dalle piume d'oro", la scultura "L'uccello si nasconde tra le dita in fiore" (1969) e il "Progetto per un monumento" (1972), ma ripercorse anche grazie alla fantastica ricostruzione di due suoi atelier di Maiorca.

Il primo, lo studio Sert, è un ampio salone illuminato da luce naturale in cui il maestro, circondato da cavalletti, tele di tutte le dimensioni e stadi di avanzamento del lavoro, oggetti di uso quotidiano, terrecotte, piccoli ninnoli e dalla natura, creava le sue tele senza uguali; il secondo, più spartano e raccolto, è lo studio Son Boter, voluto fortemente da Mirò per continuare la propria ricerca creativa e la sperimentazione di materiali: un atelier dedicato soprattutto alla scultura e alla realizzazione delle tele di grande formato e caratterizzato dai numerosi graffiti lasciati dall'artista sulle pareti.

Da tutte queste testimonianze e dall'accuratissimo ed elegante catalogo che accompagna l'esposizione, scaturisce il ritratto di un artista dal temperamento onirico, poetico, lirico e musicale, ma incredibilmente metodico e ordinato nel quotidiano, nonostante la libertà gestuale, concettuale tecnica che caratterizzò la sua opera. Temperamento tragico e taciturno, Miró "esplode" infatti gestualmente e cromaticamente in pittura, ma per lui quest'ultima è come la cerimonia del te: molto ordinato, organizza meticolosamente le proprie giornate e i materiali utilizzati, ben lungi da qualsiasi improvvisazione.

Mostra e catalogo approfondiscono di pari passo anche i suoi fondamentali contatti con l'Espressionismo Astratto americano e con Jackson Pollock e quelli con la cultura orientale e giapponese, che lo affascinarono dal '66 in poi, data del primo viaggio in Giappone.

Ampio spazio è dedicato anche al fecondo rapporto con l'Italia, per esempio con il gallerista Carlo Cardazzo della Galleria il Cavallino di Venezia, il cui tour con il maestro catalano nella magica città viene testimoniato dalle immagini del fotografo Ugo Mulas; ma v'incontriamo anche le lettere dell'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini e della collezionista Peggy Guggenheim, accanto alla testimonianza della personale del 1981 alla Galleria "Il Naviglio" e il dono coevo alla città di Milano della grande scultura "Progetto per un monumento".

Una mostra essenziale nella sua chiarezza espositiva, emplice nel modo più elevato e migliore, che ci fa capire a fondo l'animo e la creatività di questo grande sognatore e innovatore del '900, libero e surreale.

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