Matematica mon amour come la poesia apre le porte a mondi meravigliosi

`l’intervista
Perché studiare matematica? Domanda che chiunque si è fatto, almeno una vota nella vita. Disciplina fredda, astrusa, molto astratta, insomma escluso i specialisti, a nessuno verrebbe in mente di intrattenersi con un libro di matematica. Smentisce questa idea Riccardo Giannitrapani, docente al Liceo Marinelli di Udine, autore di “Un labirinto incerto. Appunti per una poetica della matematica” (Mondadori, pag. 198, euro 18). La domanda fondamentale è: perché studiare matematica? «Per lo stesso motivo per cui si legge un buon libro o si osserva un tramonto – dice l’autore –. Per non sentirsi solo un’effimera congregazione di cellule che ha una data di scadenza. La matematica rappresenta un vasto territorio di stupore e meraviglia. Il semplice obbligo, per esempio quello scolastico, rischia di allontanare, invece di avvicinare. La motivazione, come in ogni altra disciplina complessa, deve essere costantemente coltivata e non può nascere unicamente da un semplice “mi tocca farlo”».
Nel suo libro c’è una critica ai testi attuali per l’insegnamento di questa disciplina. Quale sarebbe un’alternativa?
«Il percorso che propongo rappresenta una personale esplorazione di un approccio alla matematica meno legato all’utile e più vicino a una motivazione culturale, forse estetica. Ovviamente il mio non è un manuale, sono appunti di un’esperienza che si rinnova ogni singola mattina in classe, che cambia continuamente. Bisogna dire che da anni c’è una rinnovata attenzione ai temi della didattica della matematica e vi sono notevoli tentativi di superare un insegnamento ormai fossilizzato su canoni e metodi, a mio avviso, superati».
Per tutto il libro lei traccia un parallelo tra matematica e poesia, hanno entrambe un linguaggio infatti, sono creative e si occupano dell’uno e dell’universale. Però la poesia ha una lingua più empatica…
«Il linguaggio della matematica può in effetti allontanare, la tesi che propongo è di usare un’analogia con la poesia per riuscire a superare la naturale diffidenza dei non specialisti. A volte vi sono timori immotivati, dove basterebbe un piccolo sforzo privo di pregiudizi per aprire la porta su un mondo davvero straordinario. Il linguaggio poetico forse appare più semplice, ma a ben vedere anche la poesia richiede spesso uno sforzo interpretativo, le differenze sono molto meno marcate di quel che si pensi».
Alcuni luoghi comuni su questa materia?
«Insisto molto sul fatto che la matematica spesso venga presentata o percepita come un linguaggio tecnico, per specialisti. Lo stesso Borges usa la definizione “palazzo dai precisi cristalli”, evocativa di un mondo rigido e privo di fantasia. La matematica è prima di tutto un’umana esplorazione e come tale è costituita in gran parte da dubbi, false partenze, strade senza uscita, errori, drammi personali, vicende umane, rinascite, epifanie, rivoluzioni. Molti pensano alla matematica come fatta di numeri e calcoli che è un po’come pensare alla letteratura come ad un insieme di lettere dell’alfabeto e di regole grammaticali».
Come incoraggia i suoi ragazzi allo studio?
«Ogni studente è un mondo molto vasto, impossibile generalizzare. il mio tentativo parte sempre da un’idea semplice, l’interesse e la memoria si saldano più facilmente in presenza di un sentimento, di un’emozione, piuttosto che di un’astratta promessa d’utilità. Laddove possibile cerco di enfatizzare l’aspetto poetico, di stupore, di meraviglia.
Non ho ricette prescrittive ed il mio insegnare è una strada in continua evoluzione. Una cosa però ritengo a fondamento del mio agire quotidiano: ragazzi e ragazze, di fronte a panorami così vasti e complessi, non devono mai essere lasciati da soli».
Da dove nasce questa sua passione?
«Ho studiato fisica, da bambino avrei voluto diventare astronomo e perdermi tra la magnificenza delle stelle. La vita mi ha poi distratto e gli interessi sono mutati, ho mantenuto sempre un vivo interesse per la scienza, ma lentamente la mia attenzione si è spostata verso la matematica che costituisce un universo altro di bellezza decisamente superiori al mondo che chiamiamo reale. Ho poi aggiunto a questa passione la mia naturale attrazione verso la poesia, costruendo con pazienza per anni un labirinto in cui, ancora oggi, mi perdo ogni volta che ne ho l’occasione». –
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