Metlicovitz e l’arte del desiderio a Trieste la prima retrospettiva

Dal 16 dicembre al Museo Revoltella e al Museo Schmidl un maestro del cartellonismo Percorso curato da Roberto Curci Marta Mazza, Carlini Fanfogna

Trieste

150 anni fa nasceva a Trieste Leopoldo Metlicovitz, uno dei maestri assoluti del cartellonismo italiano. È lui l’autore di decine di manifesti memorabili, dedicati a prodotti commerciali e industriali, ma anche a grandi eventi come l'Esposizione internazionale di Milano del 1906, a famose opere liriche (Madama Butterfly, Manon Lescaut, Turandot) e a film dell'epoca del muto (primo fra tutti Cabiria, storico precursore del kolossal).

Assieme ad artisti quali Hohenstein, Laskoff, Terzi e al più giovane concittadino Marcello Dudovich, Metlicovitz (che di quest'ultimo fu il "maestro") operò per decenni alle Officine Grafiche Ricordi di Milano, dopo un avvio come pittore paesaggista nella città natale e un apprendistato come litografo (professione ereditata dal padre) in uno stabilimento grafico di Udine. Fu proprio grazie all'intuito di Giulio Ricordi, che Metlicovitz poté esplicare, dagli ultimi anni dell'800, tutte le proprie potenzialità espressive, non solo come grande esperto dell'arte cromolitografica, ma pure come disegnatore e inventore di quegli "avvisi figurati" (così chiamati allora) che, affissi a muri e palizzate, mutarono il volto delle città con il loro vivace cromatismo, segnando anche in Italia la nascita di quell'arte della pubblicità sintonizzata su quanto il "modernismo" internazionale andava proponendo nelle arti applicate sotto i vari nomi di Jugendstil, Modern Style, Art Nouveau, Liberty.

All’artista Trieste dedica, nel 150° anniversario della nascita, la prima grande retrospettiva monografica. “Metlicovitz. L'arte del desiderio. Manifesti di un pioniere della pubblicità”, resterà allestita al Museo Revoltella e al Museo Schmidl dal 16 dicembre al I7 marzo 2019, per poi passare al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso dal 6 aprile al 18 agosto 2019. La mostra è promossa e realizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune con la collezione Salce. La rassegna è curata dallo storico dell’arte e scrittore Roberto Curci e diretta da Laura Carlini Fanfogna, a capo del Servizio Musei e Biblioteche di Trieste, e da Marta Mazza, direttrice del Museo Salce.

Nella monografica rivive l'intero arco della produzione dell'artista. Le opere esposte, 73 manifesti (alcuni “giganti”), tre dipinti e una ricca selezione di "grafica minore" (cartoline, copertine, spartiti), saranno organizzate in otto sezioni espositive, sette delle quali al Revoltella e una – i manifesti teatrali – al pianterreno di Palazzo Gopcevich.

Le opere provengono per la gran parte dal museo trevigiano (68 manifesti), oltre che dalle collezioni civiche triestine e da raccolte private. «La produzione cartellonistica di Metlicovitz, così come quella dell'amico Dudovich – sottolinea Roberto Curci – fu particolarmente intensa negli anni precedenti la Grande Guerra, con la creazione di autentici capolavori rimasti a lungo nella memoria visiva degli italiani e a tutt'oggi largamente citati e riprodotti in ogni studio sull'evoluzione del messaggio pubblicitario del ’900. A questo eccellente artista, caratterialmente schivo ed estraneo a ogni mondanità, alle prove – affascinanti per verve ed eleganza stilistica – da lui devolute sia a realtà commerciali come i Grandi Magazzini napoletani dei Fratelli Mele sia all'universo musicale e teatrale, spiritualmente a lui congeniale (conoscente di Verdi, fu amico soprattutto di Puccini), è dedicata questa mostra che si propone di rappresentare il "tutto Metlicovitz”, straordinario cartellonista, certo, ma anche eccellente pittore ed efficace grafico e illustratore».

Riproduzione riservata © Il Piccolo