Nella guerra dei teatri Trieste e Pordenone alleati contro Udine

di NADIA PASTORCICH
È guerra aperta fra il Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste e il Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Ma Trieste ha un alleato: il Teatro Verdi di Pordenone. Nel corso del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine, tenutosi giovedì 6 aprile, è stato deciso che la “Tosca” di Puccini, in programma per venerdì 23 giugno, non si farà più a causa di un aumento del 50% del cachet inizialmente preventivato (da 90.000 euro a 134.280 euro) dalla Fondazione del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Il rimborso dei biglietti e del rateo di abbonamento sarà effettuato a partire da martedì 9 maggio, presso la biglietteria del Teatro Nuovo, negli orari di apertura delle casse.
Ce n’è abbastanza per far scoppiare un conflitto che covava da tempo fra i due enti teatrali. Semplice incomprensione tra le parti o questione politica? Secondo Paolo Vidali, presidente della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine, «se c'è stato un aumento del 50% del cachet iniziale, di politico c'è ben poco». A meravigliarlo è piuttosto la notizia appresa al Tg regionale secondo la quale Stefano Pace, il sovrintendente della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste sostiene che ci fosse ancora una trattativa in corso tra gli enti, quando in realtà «la corrispondenza che ho io con lui – racconta Vidali – è abbastanza chiara». Quello che è certo, è la decisione del Cda del Teatro Nuovo, di annullare lo spettacolo del 23 giugno. «Poi – prosegue Vidali- è chiaro che se, interverranno altri fattori che modificheranno la situazione per la quale abbiamo dovuto prendere questa decisione, potremmo ripensarci. Noi non facciamo le cose per principio, ma perché ci sono delle ragioni oggettive». Tuttavia il Teatro Nuovo non ha nessuna intenzione di perdere gli spettacoli di opera lirica: «Il cartellone dei nostri concerti sinfonici è uno dei principali a livello nazionale – riferisce Vidali – quindi è logico che lì ci sia una risposta maggiore da parte del pubblico, però anche la lirica piace. Per tutta una serie di ragioni il Teatro Verdi si era configurato come l'unico fornitore di spettacoli di opera lirica, ma questo non è un dato di fatto eterno o non modificabile».
Nonostante l'affossamento della “Tosca” a Udine, entrambi i teatri si dicono disponibili per una successiva collaborazione. Anche se per Vidali tutto dipende dal Teatro Lirico Giuseppe Verdi e non più dal Teatro Nuovo. Mentre per Stefano Pace, sovrintendente del Teatro Verdi la situazione è molto chiara: «La cifra inizialmente indicata, dei 90 mila euro, era l'equivalente di quello che la Regione dà come contributo, ma quando si vuole un certo tipo di opera è chiaro che il contributo non riesca a coprire l'intero costo. Questa “Tosca” era stata proposta con un cast di altissimo livello. È una produzione molto importante. Il costo dipende anche dal periodo in cui viene fatta: Udine ha voluto questa opera in un periodo successivo alla fine della nostra attività e di conseguenza ciò ci costringe a prolungare certi tipi di contratto, aumentandone i costi».
Il problema sembra essere più legato a. d una mancata comunicazione, che ad un fatto meramente economico: «Ho avuto una conversazione con il sovrintendente del Teatro Nuovo, Marco Feruglio, e anche con il direttore artistico Paolo Rodda – spiega Pace –, e avevo dato la nostra disponibilità a trovare delle condizioni migliori per quanto riguarda il cast e altro; la cifra che è stata comunicata al Cda era quella iniziale, l'ulteriore proposta che io avevo comunicato telefonicamente a Marco Feruglio non è stata bene esplicitata».
Se con Udine ci sono stati dei problemi, con il Teatro Verdi di Pordenone, invece, «abbiamo trovato un accordo – dice Pace – in un clima di serena collaborazione». E nella stagione 2017/2018 del Teatro di Pordenone, la “Tosca” si farà. «La nostra collaborazione con il Teatro Verdi di Trieste – riferisce il presidente del Teatro Verdi di Pordenone, Giovanni Lessio – sta proseguendo da anni con un ottimo dialogo; anzi sta crescendo con una disponibilità reciproca a condividere nuovi progetti e non solo nei rapporti di “acquisto di opere”. Il nostro rapporto con la Fondazione Lirica Verdi è davvero ottimo».
In realtà un aumento del 50% come afferma invece Vidali, non c'è stato per il Teatro Verdi di Pordenone: «Parlando con la Fondazione Lirica di Trieste e rivedendo i conteggi abbiamo raggiunto un prezzo che è inferiore ai 134.000 euro, cioè 117.000 mila euro; prezzo superiore ai 90mila ma ritenuto dalle parti equo, visto che i costi degli spettacoli lirici vengono determinati dal cast dei cantanti, dalla complessità delle scenografie, da quante persone vengono coinvolte nella realizzazione dello spettacolo. Per cui è normale che, aumentando le maestranze, aumentino anche i costi».
È noto che da tempo non scorra buon sangue tra il Teatro Verdi di Trieste e il Teatro Nuovo di Udine. Fra le altre cose fra i due enti pesa ancora al questione dell'annullamento da parte della Regione del debito di 14 milioni di euro del Teatro Lirico Verdi di Trieste. Mossa interpretata da Udine come un favore di troppo al capoluogo giuliano.
Anche l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti, come Giovanni Lessio, si dice stupito dalla reazione inaspettata da parte del Teatro Nuovo di Udine. «Stavamo portando avanti la trattativa con il sovrintendente Feruglio e il sovrintendente Pace, per ridurre un po' il costo della “Tosca”. Dovevano mettersi d'accordo tra loro: né io, né il sindaco, né chiunque altro siamo in grado di sapere quanto vale realmente uno spettacolo di opera lirica. Anche il sindaco di Udine, Furio Honsell, sta cercando di sistemare la questione e offrire al pubblico udinese – com'è giusto che sia – la possibilità di vedere l'opera».
La Regione finanzia il Teatro di Udine e il Teatro di Pordenone per le opere del Verdi di Trieste, altrimenti non potrebbero permettersi uno spettacolo di questa portata. Ma in tutto questo, «il problema non è tanto quello economico, quanto quello di una giusta valutazione dei costi – prosegue Torrenti: 130 mila o 117 mila o 90 mila euro non è che cambino il bilancio del teatro». L’opera lirica incassa, mediamente, intorno ai 40-50 mila euro. «Ottantamila vengono dati dalla Regione – spiega Torrenti – e, ovviamente, un teatro non può ottenere un utile grazie a quest’unico contributo. Sia io che il sindaco di Udine, da un punto di vista politico, siamo d'accordo nel sostenere una soluzione e un percorso che possano giovare anche economicamente».
Intanto Trieste e Pordenone fanno fronte comune sulla strategia da seguire: «I teatri della regione ed il circuito Ert dovrebbero sostenere l'industria di produzione regionale, con una comunicazione fluida e piena di stimoli, dando la possibilità al Teatro lirico di Trieste di migliorare la qualità delle sue produzioni, a beneficio di tutta la Regione». «Il nostro, l'ho sempre considerato come un teatro regionale – sottolinea Pace – anche quando siamo andati a Dubai, abbiamo portato con noi le imprese della regione e a Cernobbio l'ho presentato come un teatro di ambito regionale, di servizio al territorio».
Lessio e Pace sono disponibili al lavoro di squadra. Ora non resta che vedere come procederà il Teatro Nuovo Giovanni da Udine. E quale sarà la sorte di “Tosca”.
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