Onegin e Il Maestro e Margherita prima volta della Russia a Lubiana

Non solo opere, grandi compositori, direttori d’orchestra o ballerini classici, ora i russi amano i musical. Ad affermarlo, con assoluta certezza, è Sofia Streisand, regista de “Il demone di Onegin” e “Il Maestro e Margherita” i due titoli che la prossima settimana faranno tappa al Lubiana Festival. Una fortunata scoperta del direttore, Darko Brlek, che dopo aver visto le due produzioni del teatro LDM, Novaya Scena di San Pietroburgo, le ha volute al suo festival, da anni attento ai musical, con uno spazio di rilievo in cartellone. «In Russia - spiega la regista - il musical è arrivato nei primi anni 2000. Per titoli come “Chicago” o “Il fantasma dell’Opera” nel nostro paese è stato amore a prima vista. D’altronde come si può non amarlo? Se un musical è fatto bene è irresistibile, perchè racchiude in sé voci straordinarie, un corpo di ballo strabiliante e attori che rendono i personaggi vivi».
Questa volta, però, la Russia non è spettatrice, bensì produttrice dei due spettacoli. «Vedendo i grandi titoli abbiamo pensato che potevamo provare anche noi a realizzarli. La nostra è comunque la patria di Ciaikovskij e di Rachmaninov, abbiamo grandi musicisti e grandi autori come Bulgakov o Puskin. Siamo partiti da lì. Io collaboro col teatro da cinque anni e posso dire di avere lavorato a tutte le sue produzioni». I due titoli che arriveranno a Lubiana sono molto famosi, uno per l’opera di Ciaikovski e l’altro per numerosi allestimenti teatrali di prosa. Streisand non si è fatta intimidire. «Ho fatto in modo che i paragoni, inevitabili, fossero la mia base di partenza - spiega -. La sfida per me è stata proprio quella di guardare tutto ciò che era già stato fatto e di trovare una nuova interpretazione».
Lunedì 19 e martedì 20 agosto, alle 20.30 all’arena delle Krizanke, debutterà quindi “Il demone di Onegin” e oltre alle musiche, sarà interessante l’allestimento. «Abbiamo lavorato su costumi del diciannovesimo secolo ma non appesantendoli troppo. Eravamo legati al tempo di Puskin. Spostare la vicenda temporalmente sarebbe stato un errore perchè le convenzioni sociali, le regole e i metodi di corteggiamento narrati dall’autore sono troppo distanti dai nostri e la storia si muove in una trama che si fonda su queste regole. Vedrete però come lo abbiamo raccontato».
Giovedì 22 e venerdì 23 agosto, sempre alle Krizanke, sarà la volta de “Il Maestro e Margherita”. «Una sfida enorme», la definisce Streisand. «Un romanzo intriso di simbolismi, di filosofia e di religione, era difficilmente condensabile in due ore di spettacolo. Il mio approccio è stato quello di privilegiare quindi alcuni temi e sono partita dall’amore. Quella che lega i due protagonisti è una delle storie più profonde di tutti i tempi tra due amanti adulti. Non sono come Romeo e Giulietta, due adolescenti alle prese col primo amore. Qui ci sono due persone mature che si riconoscono come anime gemelle». E l’elemento demoniaco, forte presenza nella storia? «Noi al diavolo e a tutti i suoi seguaci, persone corrotte, infide e cattive abbiamo regalato uno straordinario senso dell’umorismo», aggiunge Streisand. Emozione alle stelle per lei e per tutta la compagnia, per il primo debutto fuori dalla Russia, dove comunque hanno visitato solo le città più importanti. «Voglio vedere la reazione del pubblico e capire cosa funzioni e cosa posso migliorare, anche nello spettacolo cui sto lavorando per il 2020. Ho scelto, come Ciaikovski, ancora un titolo di Puskin: la Dama di Picche». —
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